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Territorio

Che vergogna il “caporalato moderno”

Dal presidente del Consorzio pro Ofanto alcune considerazioni in ricordo di Paola Clemente.

Che vergogna il "caporalato moderno" !

Il nuovo anno iniziava per noi del Consorzio Pro Ofanto e dell'Associazione "Fondazione Giuseppe Pavoncelli" con un messaggio di apprezzamento al Vescovo di Cerignola Ascoli S. per la realizzazione – con la collaborazione del Comune di Cerignola – del Centro di accoglienza per minori stranieri nei pressi di Borgo Tressanti, gestito più che egregiamente dalla ONLUS San Giuseppe. Vogliamo anche sottolineare alcuni passi dell'Omelia per il Giubileo degli Agricoltori, pronunciata da Mons. Renna in chiusura dell'Anno giubilare straordinario : "Quando guardiamo un campo di grano, un uliveto.. possiamo avere due sentimenti: quello dell'uomo che pensa al profitto e nient'altro, oppure quello di chi pensa a un profitto giusto e solidale". E ancora Sua Eccellenza ci ammoniva, seguendo il pensiero di Papa Francesco, che : lo sfruttamento semina morte, invitandoci a "indignarsi verso chi fa tali cose!".
Ed è proprio quello che dobbiamo (o dovremmo) fare ora che sappiamo bene come le braccianti tarantine venivano maltrattate, sfruttate illegalmente attraverso un'intermediazione illecita con l'aggravante della truffa ai danni dello Stato. Stiamo parlando, evidentemente, di Paola Clemente, mamma 49.nne di San Giorgio Ionico, vittima di un "caporalato moderno", apparentemente quasi legale, che reclama a viva voce un novello Peppino Di Vittorio, essendo una vera vergogna per un Paese civile e per la nostra regione, per chi ha ancora e custodisce in sé i fondamentali valori umani, come la dignità o la tutela della salute delle persone che si prestano – coattivamente a causa della disoccupazione – per i lavori più umili e faticosi (partendo di notte per fare ritorno al tramonto con una diaria di soli 30 euro!).
Appunto, prima c'è la vergogna di fatti illeciti sanzionati pochi giorni con severe sentenze di condanna, poi c'è/ci dovrebbe essere l'indignazione, magari la ribellione, personale e organizzata, chiedendoci dove sono e cosa fanno i sindacati di categoria e perché non sindacano su queste cose? E le persone che vengono comunque a conoscenza di questo sistema di diffusa illegalità, come la vigilanza privata o piuttosto le forze dell'ordine?
Anche Giuseppe Pavoncelli, l'altro "mito cerignolano", ci ha insegnato a gestire le aziende agricole con umanità, quindi a rispettare i bisogni essenziali e primari dei propri dipendenti. Alla luce di queste riflessioni e considerazioni, siamo perciò sollecitati ad essere vigili, passandoci una mano sulla coscienza, come ci dicevano da bambini, e guardandoci attorno con lealtà, onestà ed osservanza delle leggi statali e delle regole comunitarie.
Roma, 27 feb. 17
IL PRESIDENTE
Dott. Michele Marino
  • caporalato
  • consorzio pro ofanto
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