nicola morra
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Vita di città

Oggi, 13 maggio 1904, moriva Nicola Morra

Il cerignolano divenne famoso per un omicidio e per gli aiuti ai poveri

Conosciuto da tutti per il suo carattere molto estroverso, Nicola Morra, nato il 18 giugno 1827 a Cerignola, imparò subito le arti della "bella vita". Gioco delle carte, biliardo, la scherma, ma soprattutto non volle frequentare alcuni studi, seguendo le orme di suo padre, Giandonato. Proprio dalla storia del padre, Nicola trae il suo primo insegnamento che ne fece, poi, un bandito conosciuto in tutta la Puglia. Ucciso da un altro brigante, il padre Giandonato lasciò presto la moglie e i suoi due figli, Nicola appunto e la sorella Loreta. La madre decise di risposarsi e Nicola Morra cominciò a seguire la propria strada, nonostante il nuovo marito della mamma, Francesco Cristilli, provi a indirizzarlo verso la scuola a Lucera. Ma lui amava l'aria aperta e nel tempo libero imparò a destreggiarsi con le armi, tanto da costruirsene una propria. Un vecchio amico del padre volle fare di lui il proprio guardiano a cavallo e con questo nuovo lavoro, Nicola Morra riuscì a trovarsi a proprio agio. Compie un omicidio, proprio nella pratica di questo suo lavoro, nei confronti di un tale Vincenzo Mazzocco, reo di averlo provocato. Il 4 aprile 1849 gli conficcò una pugnalata nel fianco in un duello nella sua masseria. Fu arrestato e gli comminarono 25 anni di carcere anche grazie ad una testimonianza falsa di un tale Paciletti, verso cui profuse tutti gli sforzi necessari per compiere la propria personale vendetta. Il Morra, rinchiuso a Procida, evase di galera con l'unico intento di uccidere il Paciletti, ma quest'ultimo fu avvisato in tempo da un amico tanto da riuscire a scappare a Canosa di Puglia. Morra, comunque, non ebbe il tempo di vendicarsi, per via della morte per idropisia del suo rivale solo 20 giorni dopo la sua fuga a Canosa. Successivamente ebbe l'astuzia di aiutare la povera gente, dandogli del denaro, con il contraccambio della protezione dai gendarmi. Stesso fece nei confronti di alcuni proprietari di cavalli che gli prestavano i propri animali veloci per fuggire e del denaro, salvo poi riceverlo sempre indietro. Per questo motivo, nonostante il suo stile di vita non condiviso, Nicola Morra era voluto bene da tutti. Tornò di nuovo in carcere e scappò nuovamente, ma, ferito ad un braccio, decise di non scappare più e nel 1861 si consegnò alla gendarmeria davanti agli occhi della popolazione. La gente vide, in quel momento, cadere un mito. Condannato a 18 anni di carcere passò altri guai per un nuovo omicidio compiuto ai tempi della reclusione e, infine, nel 1896, un Decreto Reale gli commutò il resto della pena, oltre 4 anni e 3 mesi, in 3 anni di confino lontano dal paese dell'omicidio e di residenza. Scelse Monopoli. Di lui, successivamente, si perse ogni traccia. Morì il 13 maggio 1904.
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