Briganti scaled
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Attualità

Su Netflix parte oggi la serie “Briganti” girata in alcune zone della Puglia

Anche Cerignola ha avuto il suo brigante/bandito: Nicola Morra

Nel Sud Italia, a metà Ottocento, si diffuse il fenomeno del brigantaggio. I briganti diventarono il simbolo della rivoluzione contadina che esplose nell'Italia postunitaria.

La nuova serie internazionale in programma da oggi su Netflix, dal titolo "Briganti", racconta in sei episodi la storia corale di uomini e donne accomunati dal medesimo obiettivo di difendere i diritti dei più deboli, degli "ultimi".

La serie è stata girata in alcune zone della Puglia, in particolare tra Lecce, Melpignano, Altamura e Nardò. Il progetto è stato scritto dai GRAMS, un collettivo formato da cinque giovani autori: Antonio Le Fosse, Eleonora Trucchi, Re Salvador, Giacomo Mazzariol e Marco Raspanti. La regia è stata affidata a Steve Saint Leger, Antonio Le Fosse e Nicola Sorcinelli.

Più di cento professionisti pugliesi, grazie il contributo stanziato alla produzione tramite l'Apulia Film Fund, hanno potuto partecipare attivamente alla realizzazione del set cinematografico per le 62 giornate di riprese.

Nicola Morra, il brigante cerignolano che rubava ai ricchi per dare ai poveri

Tra i "briganti" che i cerignolani ricordano nei libri di storia locale c'è Nicola Morra, la cui biografia è stata ricostruita integralmente dal Prof. Roberto Cipriani. Più che un brigante, Morra fu definito un "bandito", anche se piuttosto sui generis, visto che spesso rubava alle persone nobili per aiutare i poveri disgraziati che non avevano di che mangiare.

Nato a Cerignola il 17 giugno 1827, Nicola Morra apparteneva ad una "buona" famiglia, ispirata da ottimi valori e principi: il padre fu ucciso perché non volle sottostare ad un ricatto.

Da giovane Nicola si recò a studiare a Lucera, non era affatto un ignorante, anzi. Il suo spirito liberale si manifestò subito, quando cominciò a sostenere i moti rivoluzionari del 1848 mettendo alla berlina le autorità costituite e le forze dell'ordine.

Mentre era guardiano dei campi si accese una discussione circa un pascolo abusivo, e nello scontro che ne seguì venne ucciso un certo Vincenzo Mazzocco. Per questo episodio Nicola Morra fu portato in carcere. A causa di una testimonianza probabilmente falsa di un tale Vincenzo Paciletto, venne condannato a 25 anni di reclusione.

Sempre sulla base di false testimonianze, fu pure accusato di essere un cospiratore. Morra riuscì a evadere dalla prigione nel 1857 e si mise alla ricerca di Paciletto per vendicarsi, ma questi morì prima che potesse incontrarlo.

Il brigante cerignolano diventò un portaordini dei moti rivoluzionari. Pare che avesse l'abitudine di prendersi cavalli e soldi quando e dove gli servivano, lasciando però sempre un biglietto in cui riportava quanto aveva preso, come se si trattasse di un prestito da restituire. Le sue refurtive finivano spesso nelle mani dei poveri, oppure servivano per pagare l'accoglienza in qualche sicuro casolare di campagna.

Rimasto ferito ad un gomito nel 1860 per la fucilata di un guardiano del proprietario Giovanni Barone di Foggia (Morra ed un suo aiutante avevano cercato di bloccare il passaggio della sua carrozza), dopo che furono uccisi il fattore ed il cocchiere di Barone, Morra si rifugiò in una casa di Cerignola e vi restò per quattro giorni. Per ricevere le cure necessarie fu costretto a farsi catturare.

La Corte Criminale di Lucera gli inflisse 18 anni di carcere, da scontare presso il carcere di Santo Stefano. Era il 1° Ottobre 1865.

Ancora una volta Nicola Morra venne accusato di crimini non commessi, e morì nel carcere di Firenze all'età di 77 anni, il 13 Maggio 1904.

Stando alle varie testimonianze e ai documenti del periodo, Morra non volle mai schierarsi contro i briganti, e fu sempre coerente con il suo spirito liberale. Si dice che il generale piemontese promise a Morra di concedergli la grazia se avesse ingaggiato una lotta contro i briganti. Ma lui preferì piuttosto la latitanza, e tutte le conseguenze legate ad essa. Per la sua generosità nei confronti dei poveri, dei bisognosi, dei meno abbienti, non può essere considerato un delinquente o un bandito qualunque. Per questo, ancora oggi, ci piace ricordarlo.
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