Margaret Altomonte
Margaret Altomonte
Volley

Margaret Altomonte, Mandwinery Pallavolo Cerignola: “L’essere mamma mi completa come donna e atleta”

Il capitano delle fucsia si racconta tra passato, presente ed uno sguardo ottimista sul futuro

La convinzione che lo sport debba essere vissuto e sofferto pienamente sulla propria pelle è ciò che ha portato Margaret Altomonte a scalare la carriera professionistica nella pallavolo. Grazie alla grinta e alla bravura che la contraddistinguono, è riuscita ad ottenere anche la stima e la fiducia della società e della squadra in cui attualmente gioca: la Mandwinery Pallavolo Cerignola.

Ma "capitano" Altomonte, prima di essere un'atleta professionista, è una donna che ha sempre creduto fermamente che "quando le cose si desiderano veramente, si fanno". La sua vita, costellata di traguardi negli studi e di voglia di mettersi in gioco anche in campo professionale, e "piena" dell'esperienza della maternità, è la dimostrazione di come una grande motivazione è alla base di ogni successo.

Cosa ricorda dei suoi esordi nella pallavolo? C'è qualche episodio in particolare che le è rimasto particolarmente impresso, e che vorrebbe raccontare ai lettori di Cerignolaviva?

"Innanzitutto vi ringrazio per lo spazio che mi state dedicando. Questa domanda mi fa tenerezza, perché mi fa ripensare alla "me" bambina che comincia a muovere i primi passi nella pallavolo. All'epoca non ero sicuramente tra le atlete del gruppo più "fisicate" secondo gli standard dell'altezza e della forza che ci sono in questo sport, non ero una che dava all'occhio. Dalla mia parte, però, ho sempre avuto una vera e propria ossessione di voler fare bene le cose. Quindi arrivavo per prima in palestra, ero molto autocritica (e delle volte questo non mi ha fatto vivere molto bene gli esordi) e determinata ad allenarmi di più, a perfezionare sempre qualcosa.

Questo modo di fare spesso mi ha provocato insoddisfazione, ma oggi devo dire che-a distanza di 23 anni dal primo allenamento-che è stato un'arma vincente nella mia carriera. Un altro ricordo dei primi passi mossi nel mondo della pallavolo è legato al mio primissimo allenatore Nicola Nuzzi, che adesso per me è diventata una persona di famiglia. Per questo mi sento di dire che è molto importante scegliere bene gli allenatori a cui affidiamo i nostri figli quando fanno sport: lui ad esempio ci ha da subito inculcato i valori della disciplina, del rispetto degli altri e della volontà di dare sempre il meglio".

A Cerignola la pallavolo è stata sempre abbastanza praticata e seguita, ma ora il pubblico sembra più pronto per sostenere le squadre locali anche nelle categorie più alte. Quanto conta il supporto dei tifosi ed il loro sostegno anche nei momenti più complicati?

"Il tifo a Cerignola è pazzesco, è incredibile l'affetto che noi atlete percepiamo dai tifosi. Nell'ultima partita a Benevento il Palazzetto era composto prevalentemente da tifosi di Cerignola che erano lì per sostenerci. Questo per un'atleta è una fonte di adrenalina incredibile. Personalmente, in quanto mi reputo ormai a tutti gli effetti una cittadina di Cerignola, è motivo di orgoglio il fatto che a seguire la squadra ci siano tante famiglie e giovani che seguono e si emozionano con questo sport".

Il ruolo del capitano in una formazione è molto importante: sente a volte la responsabilità di essere la "regista" della squadra?

"Per me questo ruolo non implica solo un senso di responsabilità, ma anche un maggiore stimolo a dare sempre il massimo. Quest'anno, a prescindere dal ruolo di capitano, io sono l'atleta più grande di età in squadra e quindi mi sento di dover dare l'esempio alle ragazze più giovani che magari osservano i miei comportamenti. Cerco di essere un esempio positivo, anche e soprattutto quando si devono affrontare momenti critici"

Dove pensa che potrebbe arrivare la Mandwinery Pallavolo Cerignola?

"Sinceramente non so, ma una cosa è certa: stiamo facendo un lavoro incredibile in palestra. Quando sono arrivata e ho conosciuto le ragazze, avevo una forte curiosità di capire chi fossero e quale tipo di lavoro poter svolgere con un gruppo così giovane. Man mano, andando avanti con gli allenamenti, mi sono resa conto che lavoriamo tanto e bene insieme, c'è un grosso spirito di sacrificio, e siccome sono convinta che il lavoro ripaga sempre, potremo davvero ottenere grandi risultati in futuro"

Quali sono i principi sportivi e non solo che condivide con le sue compagne di squadra?

"Ciò che ci accomuna tutte è la voglia di lavorare, e questa ce la trasmette anche il nostro allenatore Francesco Sgarbi, che chiede al gruppo sempre la stessa determinazione, sia nel primo allenamento della settimana che nell'ultimo prima di una partita. Sia la società che la squadra sono determinati a lavorare su tutti gli aspetti che possono rappresentare il "quid" che fa la differenza"

Quanto è difficile conciliare l'essere mamma con la carriera di atleta professionista?

"Questa domanda tocca un tema per me importantissimo, quello della maternità. Spesso diventare madre viene visto come la fine del periodo in cui si sta da soli e ci si può dedicare a se stessi. Invece io considero la maternità come l'inizio di un percorso in cui si ha la responsabilità ma anche l'onore di occuparsi di un bambino. Per me questo è stato davvero uno stimolo a fare qualcosa in più, sempre. Per me mio figlio Marco è veramente un arricchimento nella mia vita, e rappresenta il dovere di dimostrare che tutto si può fare. Una mamma non deve rinunciare a se stessa quando si occupa dei propri figli, anzi.

Deve secondo me avere maggiore amore per se stessa, in modo che i figli possano cogliere questo aspetto. L'invito che io faccio sempre a tutte le mamme è quello di non rinunciare ai propri desideri e obiettivi nella vita, ma far sì che i figli diventino parte integrante di questo percorso. Per me è un onore avere Marco che mi guarda durante le partite, sapere che lui conosce la fatica che si fa nel voler raggiungere determinati risultati, e il sacrificio che tutta la famiglia deve fare affinchè tutto possa funzionare. Secondo me i figli devono essere sempre uno stimolo a fare qualcosa in più"

Come si vede lei, Margaret, tra quindici anni?

"Non saprei rispondere, in realtà non penso mai ad un periodo così lontano, cerco sempre di vivermi il presente. Oltre alla pallavolo, che è e resterà la mia passione più grande, alla quale sarà sempre in qualche modo legata, fosse anche solo per andarci a vedere una partita, da poco ha intrapreso un percorso professionale che mi auguro possa crescere nel tempo e darmi soddisfazioni in futuro"

Cosa consiglierebbe ad una ragazza "innamorata" del Volley come lei?

"Io invito tutte le ragazze interessate ad intraprendere questa carriera, ma anche un qualsiasi altro percorso di vita o professionale, a dare sempre il massimo, ma non guardando gli altri, quanto piuttosto partendo dai propri limiti. Non è retorica la mia, ma ritengo che tutti i giovani abbiano qualcosa da dare e da chiedere a se stessi".
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