
Da Cerignola a Lourdes: "I giovani dovrebbero vivere questo viaggio emozionante ed indimenticabile"
Il messaggio del pellegrino Gianfranco Martello, dopo la visita alla grotta di Massabielle
Comincio la mia breve riflessione dicendo "Grazie!" Appena siamo arrivati al santuario di Notre-Dame di Lourdes presso la grotta di Massabielle alle 23:50 circa, mi ha accolto una sensazione di pace e di serenità che mi ha consentito di predispormi in ascolto; per me che non sono abituato a pregare, è importante riuscire a trovare l'atmosfera giusta per avvicinarmi alla preghiera.
Ebbene sì, Lourdes e la grotta di Massabielle all'arrivo ti "catturano" attraverso il silenzio che si respira nell'aria e la preghiera. Il primo giorno mi chiedevo se fosse stato giusto chiedere qualcosa per me e per quelli che mi avevano chiesto una preghiera, perché vedendo tutte quelle persone sofferenti, mi sono sentito molto piccolo e mi sono quasi vergognato - i miei problemi non erano nulla rispetto a quello che le persone devono affrontare ogni giorno. Al termine della messa internazionale ma soprattutto durante la fiaccolata sul piazzale del santuario ho avvertito la brezza che si alzava e mi si è aperto il cuore maggiormente, li ho trovato il modo di incrementare la mia preghiera. Ho iniziato a chiedere e fare domande.
Quando ho finito, mi è rimasta addosso una serenità che ancora adesso porto con me. Il terzo giorno durante la santa messa delle 08.30 all'interno della grotta, un episodio ha segnato il culmine della mia esperienza che porterò per sempre nel mio cuore e che mi ha reso inerme. Una ragazza in carrozzina affetta da grave patologia, ha iniziato un pianto di sofferenza e dolore tanto da attirare l'attenzione di molti e quel pianto riecheggiava all'interno della grotta - suo padre ha tentato invano di tranquillizzarla provando ad avvicinare il volto di lei al suo petto ma poi ha iniziato a piangere anche lui insieme alla figlia.
Ad un certo punto, una dama dell'Unitalsi ha abbracciato la ragazza con affetto e calore stringendola forte a sè, tale da restituirle la giusta calma, ponendo fine al suo pianto di disperazione e donando tranquillità al padre che nel frattempo faceva la spola tra la figlia e la moglie sempre in carrozzina ed a un tratto lui ha sollevato lo sguardo verso la madonna, ha allargato le braccia e piangeva-sarei voluto andargli incontro per abbracciarlo e stringerlo a me, non l'ho fatto ed oggi mi sento pentito di non aver compiuto alcun gesto e porterò sempre con me questo ricordo fotografico. Lourdes ti ri-accende la fede addormentata, ti fa pensare a quanto si è fortunati per le gioie che la vita ti ha riservato, e più di tutto ti fa meditare sul ringraziamento e dona speranza in un mondo come il nostro che vive di egoismo ed individualismo.
Oggi ho capito perché a Lourdes bisogna andare almeno una volta nella vita e credo che ogni giovane e non debba fare questo pellegrinaggio arricchente sotto ogni profilo. Lourdes però non è solo preghiera, silenzio, riflessione e sofferenza. Lourdes è condivisione, aiuto, sguardi sinceri e nuove amicizie nate dal nulla ma accomunate dallo stare bene insieme all'altro. Ho promesso che ritornerò e lo rifarei anche subito portando insieme la mia cara mamma. Un'esperienza del genere, che arricchisce il cuore in tal modo, fa dimenticare il sacrificio di alzarsi presto al mattino e la stanchezza dello stare tanto tempo in piedi. E sono proprio gli ammalati oppure le persone sole, con i loro sorrisi, le loro parole, i loro occhi pieni di speranza, che danno la forza di affrontare momenti di sconforto che purtroppo nella vita non mancano.
Alla partenza – proprio per il forte legame che si è venuto a creare – le lacrime inconsapevolmente segnano il viso man mano che ti allontani dalla grotta e ad ogni passo ti volti indietro per un ultimo sguardo alla Grotta e alla Vergine. La valigia è già chiusa – tutto dentro, comprese le boccette con l'acqua. L'ultimo passaggio alla grotta, un arrivederci, quello che ti tocca lasciare l'ultimo giorno.
"Non vivrò un attimo della vita senza amore" Santa Bernadette Soubirous
Gianfranco Martello