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“La dignità. Lettera di Giuseppe Di Vittorio”: l’11 novembre a Roma debutta lo spettacolo teatrale sul padre della Cgil
La rappresentazione andrà in scena nell’ambito della presentazione del nuovo quaderno dell’Osservatorio Placido Rizzotto della Flai Cgil
Cerignola - sabato 8 novembre 2025
10.17 Comunicato Stampa
Il racconto della lezione di dignità e onestà di un giovane militante politico e di una categoria di donne e uomini che seppero emanciparsi lottando contro soprusi e umiliazioni.
Martedi 11 novembre, alle ore 14, presso la Sala Fellini di via Alibert 5/a a Roma, debutterà lo spettacolo teatrale "La dignità. Lettera di Giuseppe Di Vittorio". Scritto e interpretato da Marcello Colopi, sarà accompagnato dalla musica live di Antonio Piacentino.
La rappresentazione andrà in scena nell'ambito della presentazione del terzo Quaderno dell'Osservatorio Placido Rizzotto della Flai Cgil, intitolato "(Dis)uguali" e dedicato alla condizione di pluri-sfruttamento delle donne in agricoltura. La giornata di presentazione del Quaderno inizierà alle ore 10.30, nella stessa Sala.
La pièce racconta la genesi della lettera che il "padre della Cgil" Giuseppe Di Vittorio scrisse al suo conterraneo di Cerignola, il conte Giuseppe Pavoncelli, discendente da una delle famiglie più importanti dell'imprenditoria agraria italiana dell'epoca.
È la sera del 24 dicembre 1920 e a casa Di Vittorio - un umile pianterreno nel quale due mesi prima era nata la figlia di Giuseppe e Carolina Morra, Balda - viene consegnato alla moglie un dono natalizio: un cesto pieno di ogni "ben di dio" inviato dal nobile e potentissimo Pavoncelli. Di Vittorio, "Peppino" per tutti, aveva allora 28 anni, aveva sposato Carolina il 31 dicembre dell'anno precedente, era un bracciante, ma anche la guida indiscussa del movimento dei lavoratori della terra.
Rientrato a casa, Peppino rimane sorpreso di quell'inaspettato dono e quella sera stessa scrive una lettera, indirizzata all'amministratore dell'azienda Pavoncelli, comunicandoli di non poter accettare il dono natalizio, perché è "uomo politico attivo, un militante", a dimostrazione non solo dell'intima coscienza della propria onestà, ma anche dell'esigenza di una "onestà esteriore". E con estrema lucidità esige che il ritiro venga fatto dalla stessa persona inviata per la consegna.
Il documento è rimasto inedito per 87 anni e fu scoperto casualmente nel 2007. Il monologo racconta la genesi e l'evoluzione di quella lettera che è una lezione di dignità di un bracciante, dirigente sindacale, che lottò contrò il fascismo per l'emancipazione dei braccianti e degli oppressi.
Martedi 11 novembre, alle ore 14, presso la Sala Fellini di via Alibert 5/a a Roma, debutterà lo spettacolo teatrale "La dignità. Lettera di Giuseppe Di Vittorio". Scritto e interpretato da Marcello Colopi, sarà accompagnato dalla musica live di Antonio Piacentino.
La rappresentazione andrà in scena nell'ambito della presentazione del terzo Quaderno dell'Osservatorio Placido Rizzotto della Flai Cgil, intitolato "(Dis)uguali" e dedicato alla condizione di pluri-sfruttamento delle donne in agricoltura. La giornata di presentazione del Quaderno inizierà alle ore 10.30, nella stessa Sala.
La pièce racconta la genesi della lettera che il "padre della Cgil" Giuseppe Di Vittorio scrisse al suo conterraneo di Cerignola, il conte Giuseppe Pavoncelli, discendente da una delle famiglie più importanti dell'imprenditoria agraria italiana dell'epoca.
È la sera del 24 dicembre 1920 e a casa Di Vittorio - un umile pianterreno nel quale due mesi prima era nata la figlia di Giuseppe e Carolina Morra, Balda - viene consegnato alla moglie un dono natalizio: un cesto pieno di ogni "ben di dio" inviato dal nobile e potentissimo Pavoncelli. Di Vittorio, "Peppino" per tutti, aveva allora 28 anni, aveva sposato Carolina il 31 dicembre dell'anno precedente, era un bracciante, ma anche la guida indiscussa del movimento dei lavoratori della terra.
Rientrato a casa, Peppino rimane sorpreso di quell'inaspettato dono e quella sera stessa scrive una lettera, indirizzata all'amministratore dell'azienda Pavoncelli, comunicandoli di non poter accettare il dono natalizio, perché è "uomo politico attivo, un militante", a dimostrazione non solo dell'intima coscienza della propria onestà, ma anche dell'esigenza di una "onestà esteriore". E con estrema lucidità esige che il ritiro venga fatto dalla stessa persona inviata per la consegna.
Il documento è rimasto inedito per 87 anni e fu scoperto casualmente nel 2007. Il monologo racconta la genesi e l'evoluzione di quella lettera che è una lezione di dignità di un bracciante, dirigente sindacale, che lottò contrò il fascismo per l'emancipazione dei braccianti e degli oppressi.
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