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“Sebben che siamo donne”: “Pietra di Scarto” di Cerignola e “Tavola Valdese” per l’inclusione socio lavorativa di donne in situazione di fragilità
Grazie al progetto sono state attivate due borse di studio in campo agricolo e di trasformazione agro-alimentare
Cerignola - lunedì 7 luglio 2025
12.37 Comunicato Stampa
E' partito a Febbraio 2025 "Sebben che siamo donne", il nuovo progetto della Cooperativa Sociale "Pietra di Scarto" di Cerignola (FG), realizzato con il sostegno dei fondi "Otto per Mille" della Chiesa Valdese e Metodista.
Ispirandosi ad una canto tradizionale delle mondine, l'attività si pone l'obiettivo di promuovere l'inclusione socio-lavorativa di donne in situazione di fragilità e di disagio socio-economico, potenziando la loro capacità di autodeterminazione, incrementando le opportunità di inclusione, sostenendo e supportando il pieno sviluppo dei loro talenti e del loro progetto di vita.
"Abbiamo profondamente a cuore – afferma Pietro Fragasso, presidente della Cooperativa – il tema della giustizia sociale e dei diritti che per noi rappresentano la priorità assoluta. La nostra storia ormai trentennale ci ha insegnato come questi convergano necessariamente con il recupero sociale e lavorativo delle persone che stanno vivendo esperienze di fragilità, in particolar modo quando si tratta di donne".
Grazie al finanziamento del Bando "Otto per Mille" della Chiesa Evangelica Valdese, la Cooperativa ha attivato due borse lavoro con l'obiettivo di realizzare una formazione specialistica "on the job" per professionalizzare le due beneficiarie sia nelle fasi di lavorazione agricola, sia nell'attività di trasformazione agro-alimentare.
Il progetto nasce per promuovere l'autodeterminazione delle donne, valorizzando e garantendo la loro realizzazione nel proprio tessuto sociale e si snoda intorno a due percorsi: la formazione professionale che passa per l'acquisizione di competenze professionali spendibili nel mondo del lavoro e l'empowerment attraverso il rafforzamento del sé, della propria autostima e l'accompagnamento nella rielaborazione delle proprie emozioni e nella capacità di interazione in contesti lavorativi nuovi.
Sede dell'attività è il Laboratorio di Legalità "Francesco Marcone", bene confiscato alla mafia che la Cooperativa gestisce dal 2010, e sul quale si coltivano olive, pomodori, orticole, uva e frutta.
Dal 2021 è stato attivato anche un opificio per la trasformazione del pomodoro dove ogni estate vengono realizzate passate, pelati e lavorazioni al naturale (circa 100.000 vasi) che sono distribuite in Botteghe di Commercio Equo e Solidale, Negozi Bio e Gastronomie di tutta Italia.
Con il gruppo di lavoro potranno sperimentare cosa vuol dire inserirsi in un contesto dove la diversità è accolta come un valore aggiunto, dove ognuno viene apprezzato con le proprie fragilità e difficoltà, consapevole di essere portatore della propria storia, fatta di ferite ma anche di riscatto.
Un luogo dove è possibile incontrare chi ha già affrontato il proprio periodo difficile, ma ha imparato a rialzarsi. Ogni donna potrà trovare un esempio, un punto di riferimento, una storia simile alla propria, che racconta la possibilità di farcela; che racconta un futuro possibile.
"E' importantissimo poter realizzare esperienze come questa su un bene confiscato alla mafia, evidenziando in maniera certamente potente quell'anima di "bene comune" che luoghi come questo hanno a Cerignola, terra di mafia ma, soprattutto, terra di Giuseppe Di Vittorio e culla del diritto del lavoro", continua Pietro Fragasso.
"Quello che ci interessa è riuscire, attraverso una relazione quotidiana basata sulla positività e sulla costruzione di un'autostima, a generare competenze che possano aiutare un cambio di prospettiva nella lettura della realtà. Pensando al lavoro come ad una rappresentazione di sé: imparando a potare una pianta o producendo una passata di pomodoro io rappresento me stesso, raccontando una nuova storia di me".
Oltre alla formazione propedeutica per quanto concerne il corso obbligatorio per la sicurezza sul lavoro e la formazione per il conseguimento della qualifica di alimentarista per la manipolazione di prodotto fresco, per le due beneficiarie sarà organizzata una formazione dedicata all'auto imprenditorialità, che fornirà loro ulteriori strumenti di crescita e di opportunità lavorativa.
Questo progetto vuole rappresentare un'opportunità concreta di sostegno alle donne, in un periodo in cui la loro dignità sembra costantemente calpestata. Dal 2021, infatti, la squadra di lavoro della cooperativa ospita donne che arrivano da realtà come il Centro Antiviolenza "Titina Cioffi" dell'Ambito di Cerignola, dall'Ufficio Welfare del Comune di Cerignola o dallo Sportello della Caritas Diocesana di Cerignola - Ascoli Satriano.
"Sebben che siamo donne" è un progetto ispirato dal primo grande simbolo di lotta per l'emancipazione femminile che sono appunto le Mondine. E proprio quel canto racconta la necessità di rivendicare il proprio diritto ad esistere oltre ruoli predeterminati e di comodo che la società spesso impone. E' un manifesto a lottare per il proprio diritto alla felicità. E questo ci piace pensarlo possibile anche per Y. e X., messe alla prova in modi diversi dalla vita, e protagoniste principali di questa importantissima sfida. Ringraziamo di vero cuore la Tavola Valdese per la fiducia che ancora una volta ha deciso di darci!".
"La nostra piccola esperienza, che va avanti dal 1996, ci racconta che solo condividendo la sorte e la fatica con chi cammina ad un passo diverso dal nostro, si possono attivare nuove letture del circostante, mettendo tutte e tutti in viaggio verso quello che è l'obiettivo comune: la giustizia sociale, e quindi, la felicità".
Ispirandosi ad una canto tradizionale delle mondine, l'attività si pone l'obiettivo di promuovere l'inclusione socio-lavorativa di donne in situazione di fragilità e di disagio socio-economico, potenziando la loro capacità di autodeterminazione, incrementando le opportunità di inclusione, sostenendo e supportando il pieno sviluppo dei loro talenti e del loro progetto di vita.
"Abbiamo profondamente a cuore – afferma Pietro Fragasso, presidente della Cooperativa – il tema della giustizia sociale e dei diritti che per noi rappresentano la priorità assoluta. La nostra storia ormai trentennale ci ha insegnato come questi convergano necessariamente con il recupero sociale e lavorativo delle persone che stanno vivendo esperienze di fragilità, in particolar modo quando si tratta di donne".
Grazie al finanziamento del Bando "Otto per Mille" della Chiesa Evangelica Valdese, la Cooperativa ha attivato due borse lavoro con l'obiettivo di realizzare una formazione specialistica "on the job" per professionalizzare le due beneficiarie sia nelle fasi di lavorazione agricola, sia nell'attività di trasformazione agro-alimentare.
Il progetto nasce per promuovere l'autodeterminazione delle donne, valorizzando e garantendo la loro realizzazione nel proprio tessuto sociale e si snoda intorno a due percorsi: la formazione professionale che passa per l'acquisizione di competenze professionali spendibili nel mondo del lavoro e l'empowerment attraverso il rafforzamento del sé, della propria autostima e l'accompagnamento nella rielaborazione delle proprie emozioni e nella capacità di interazione in contesti lavorativi nuovi.
Sede dell'attività è il Laboratorio di Legalità "Francesco Marcone", bene confiscato alla mafia che la Cooperativa gestisce dal 2010, e sul quale si coltivano olive, pomodori, orticole, uva e frutta.
Dal 2021 è stato attivato anche un opificio per la trasformazione del pomodoro dove ogni estate vengono realizzate passate, pelati e lavorazioni al naturale (circa 100.000 vasi) che sono distribuite in Botteghe di Commercio Equo e Solidale, Negozi Bio e Gastronomie di tutta Italia.
Con il gruppo di lavoro potranno sperimentare cosa vuol dire inserirsi in un contesto dove la diversità è accolta come un valore aggiunto, dove ognuno viene apprezzato con le proprie fragilità e difficoltà, consapevole di essere portatore della propria storia, fatta di ferite ma anche di riscatto.
Un luogo dove è possibile incontrare chi ha già affrontato il proprio periodo difficile, ma ha imparato a rialzarsi. Ogni donna potrà trovare un esempio, un punto di riferimento, una storia simile alla propria, che racconta la possibilità di farcela; che racconta un futuro possibile.
"E' importantissimo poter realizzare esperienze come questa su un bene confiscato alla mafia, evidenziando in maniera certamente potente quell'anima di "bene comune" che luoghi come questo hanno a Cerignola, terra di mafia ma, soprattutto, terra di Giuseppe Di Vittorio e culla del diritto del lavoro", continua Pietro Fragasso.
"Quello che ci interessa è riuscire, attraverso una relazione quotidiana basata sulla positività e sulla costruzione di un'autostima, a generare competenze che possano aiutare un cambio di prospettiva nella lettura della realtà. Pensando al lavoro come ad una rappresentazione di sé: imparando a potare una pianta o producendo una passata di pomodoro io rappresento me stesso, raccontando una nuova storia di me".
Oltre alla formazione propedeutica per quanto concerne il corso obbligatorio per la sicurezza sul lavoro e la formazione per il conseguimento della qualifica di alimentarista per la manipolazione di prodotto fresco, per le due beneficiarie sarà organizzata una formazione dedicata all'auto imprenditorialità, che fornirà loro ulteriori strumenti di crescita e di opportunità lavorativa.
Questo progetto vuole rappresentare un'opportunità concreta di sostegno alle donne, in un periodo in cui la loro dignità sembra costantemente calpestata. Dal 2021, infatti, la squadra di lavoro della cooperativa ospita donne che arrivano da realtà come il Centro Antiviolenza "Titina Cioffi" dell'Ambito di Cerignola, dall'Ufficio Welfare del Comune di Cerignola o dallo Sportello della Caritas Diocesana di Cerignola - Ascoli Satriano.
"Sebben che siamo donne" è un progetto ispirato dal primo grande simbolo di lotta per l'emancipazione femminile che sono appunto le Mondine. E proprio quel canto racconta la necessità di rivendicare il proprio diritto ad esistere oltre ruoli predeterminati e di comodo che la società spesso impone. E' un manifesto a lottare per il proprio diritto alla felicità. E questo ci piace pensarlo possibile anche per Y. e X., messe alla prova in modi diversi dalla vita, e protagoniste principali di questa importantissima sfida. Ringraziamo di vero cuore la Tavola Valdese per la fiducia che ancora una volta ha deciso di darci!".
"La nostra piccola esperienza, che va avanti dal 1996, ci racconta che solo condividendo la sorte e la fatica con chi cammina ad un passo diverso dal nostro, si possono attivare nuove letture del circostante, mettendo tutte e tutti in viaggio verso quello che è l'obiettivo comune: la giustizia sociale, e quindi, la felicità".