Valentina Ciannamea
Valentina Ciannamea

Valentina Ciannamea, esce oggi il libro della giornalista e scrittrice originaria di Cerignola: “Secondo a Chi?”

Un’apologia del numero due, per rivalutarlo nella simbologia e nella storia di ognuno di noi

Ci hanno inculcato il principio dell'essere primi ad ogni costo. In una società competitiva come la nostra, il libro di Valentina Ciannamea, disponibile nelle librerie a partire da oggi, è dedicato a chi arriva secondo, alle seconde possibilità, è una boccata di ossigeno. Seconda di quattro figli, Valentina è nata e cresciuta a Cerignola per poi trasferirsi altrove e completare i suoi studi letterari.

L'abbiamo rintracciata per rivolgerle alcune domande e farci raccontare l'idea che ha ispirato il suo libro, intitolato "Secondo a Chi?".

Ciao Valentina, ti andrebbe di raccontarci la tua esperienza cerignolana?

Cerignola rappresenta le mie radici, e ne sono profondamente grata. La mia famiglia vive qui, e come ogni figlio andato via, ad ogni festività, Natale o Pasqua che sia, torno per trascorrerla in quella che considero ancora casa mia. Non potrei fare altrimenti visto che vedo poco i miei genitori. Ma soprattutto Cerignola rappresenta per me e i miei fratelli il punto di incontro: siamo in quattro, solo la sorella più piccola vive a Cerignola, mentre un altro fratello ed una sorella vivono all'estero. Con Cerignola non ho avuto sempre un rapporto pacifico, perché mi sono sentita spesso fuori luogo, soprattutto negli anni del liceo, quando con i miei amici per primi avevano dato vita al centro sociale "Mouina".

Sono stati anni molto belli, ma anche difficili, perché eravamo poco compresi e non sempre ben visti. Poi sono andata via per studiare all'Università, Cerignola mi stava stretta, ma era più che altro la voglia di fare esperienze quella che mi ha portato prima a studiare ad Urbino e poi a Milano per lavoro. Sono passati parecchi anni, non vivo più a Cerignola, ma io sono e mi sento cerignolana, non milanese. Allargando la geografia, mi sento profondamente pugliese e ne vado orgogliosa.

Quanto è cambiata secondo te Cerignola negli anni? Pensi che ci sia stato un risveglio culturale?

Cerignola è sicuramente cambiata rispetto a quando ero piccola: ci sono moltissime attività che mettono in luce le qualità dei cittadini. Penso alla Fiera del Libro, al concorso di poesia dedicato a Nicola Zingarelli, alle attività realizzate per valorizzare i prodotti locali. Cerignola merita di essere messa in luce per i tesori che ha, come ad esempio il Piano delle Fosse.

Il settore in cui lavori, il giornalismo, sta attraversando un periodo particolare, anche di crisi se vogliamo. Per molti fare il giornalista non è più una vocazione, e comunque non è più una delle professioni più ambite dai giovani. Cosa ne pensi al riguardo?

Ho iniziato a fare giornalismo quando ero ancora all'Università, collaboravo con l'edizione locale del Messaggero di Pesaro-Urbino. Sono stati anni molto formativi perché ho avuto la fortuna di fare il giornalismo "vecchio stile", come si dice, consumando le scarpe e con il taccuino degli appunti. In quegli anni ho seguito temi diversissimi, dal ritrovamento di un anziano signore che si era perso in campagna ad un caso di omicidio, e quindi di cronaca nera. Però, per vivere di questo mestiere, l'unica possibilità era di andare nella città dell'editoria, Milano. Ho iniziato con uno stage in Mondadori, e poi sono passata a Mediaset. Per cinque anni ho lavorato a "Striscia la Notizia". E' stata un'esperienza fondamentale, ho conosciuto da dietro le quinte come viene realizzata una trasmissione che ha fatto la storia della televisione.

Ho avuto modo di vedere dal vivo come lavora Antonio Ricci e tutta la sua squadra di inviati e autori. Striscia, però, non è propriamente una trasmissione giornalistica, ma di intrattenimento. Per lavorare ho cercato di seguire l'evoluzione di questo mestiere. La carta non ha più lo stesso peso che hanno ora i social, e io oggi sono responsabile della produzione video di una casa editrice. Per vivere di questa professione bisogna capire come si sta trasformando, anche se gli strumenti per fare bene il giornalista sono sempre gli stessi, sia che usi la penna o uno smartphone: capire cos'è una notizia, verificare le fonti, seguire la deontologia professionale.

Sono diventata giornalista professionista nel 2016, dopo parecchi anni di gavetta. Purtroppo è vero: penso anch'io che la professione giornalistica abbia perso molto negli ultimi anni. La gente si fida meno dei giornalisti, e molto di più delle fake news. A chi vuole fare il giornalista dico di fare tante proposte, io non conoscevo nessuno nell'ambiente, all'inizio cercavo semplicemente di scrivere mail dirette, con idee concrete, da cui si capiva che non c'era soltanto la voglia di fare, ma che sapevo anche quello che stavo proponendo e a chi lo stavo proponendo.

Da dove nasce l'ispirazione di scrivere un libro che tratta il tema della competizione e dell'essere secondi?

"Secondo a Chi?" nasce dal mio sentirmi spesso seconda agli altri, così ho cercato di capire questo sentimento, che nasce soprattutto dal paragone con gli altri. Ma se sposti la competizione su un altro livello, non più nei confronti degli altri, ma come un gioco che vivi con te stesso, scopri la possibilità di crescere e imparare aldilà del risultato. Le classifiche esistono e va bene così, ma sono fatte per essere sovvertite, oggi sei secondo, domani primo e viceversa. Essere secondi ti dà la possibilità di sbagliare, ti lascia fame di vita, sentirsi secondo, anche se si è primi, è un viaggio verso la conoscenza di sé, perché significa mettersi in gioco quando non hai il controllo del risultato.

Rabbia, tristezza, invidia, sentimenti che puoi vivere quando vince un altro vanno sempre vissuti, e non negati. Ma non è detto che un secondo le provi, si può essere secondi ed essere felici perché la cosa più importante è andare al proprio ritmo.

L'ha detto bene Paola Egonu, la campionessa di pallavolo al Festival di Sanremo: ha perso tante finali e perciò è arrivata seconda, ma non si è mai sentita perdente per questo, come non è perdente chi prende un voto basso a scuola, o arriva ultimo in una competizione. Ciò che conta è solo il proprio percorso.

Un saggio illuminante, quello di Valantina Ciannamea, che può cambiare la vita, sovvertire convinzioni e pregiudizi e aiutarci a guardare le cose da un'altra prospettiva.


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