Giuseppe Grieco
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Calcio

Giuseppe Grieco vede la fine dell’incubo

Il centrocampista gialloblu:“Non avevo più stimoli e pensavo di lasciare. Ora sono pronto a tornare”

Nei vari giri del centrocampo gialloblu, ce n'è uno che nell'Audace non vedono l'ora di completare. E' quello che porta alla fine di un tunnel lungo quasi sette mesi, esattamente quelli che sono passati dal giorno dell'infortunio di Giuseppe Grieco: era il 20 dicembre 2015 quando il centrocampista crollò a terra. Minuto 28, Grieco esce in pressione su Piscopo che scarica sul terzino destro. Il centrocampista gialloblu prova a fare un cambio di direzione ma la gamba destra si pianta sul terreno, prima del fatidico 'track'. "All'inizio non pensavo fosse così grave tanto che ho anche riprovato a giocare". In realtà, la diagnosi non lascia scampo: rottura del crociato con lesione del collaterale destro. "Non dimenticherò mai quella data". Quel che conta, adesso, è che Giuseppe sembra davvero vedere la luce infondo al tunnel e, dopo così tanta sofferenza, è finalmente tornato a premere sull'acceleratore.

20 dicembre 2015 l'infortunio contro l'Ordona: sette mesi dopo che Giuseppe Grieco ritroviamo?
Spero di ritrovare un Giuseppe Grieco molto motivato. Quando hai questi infortuni si dice "ciò che non ti uccide ti fortifica". E' stato il mio primo infortunio così grave e sinceramente i primi 40 giorni ho sofferto; anche se nessuno mi ha abbandonato in realtà mi sentivo un po' solo. Ora ho già fatto due partite di calcetto: il ginocchio c'è anche se fisicamente sono a terra. Recupererò con la preparazione atletica.

Quanto è stato difficile veder vincere, correre e lottare i tuoi compagni di squadra senza poter dare il tuo contributo?
Non voglio trovare alibi. La mia delusione non è stata non poter dare il contributo in questi sei mesi ma voglio pensare al primo anno in prima categoria quando potevo dare molto di più e invece, molte partite le ho guardate. Certo, la rabbia più grande è che prima del fatidico 20 dicembre stavo prendendo il ritmo giusto, mi sentivo bene fisicamente e stavo acquisendo maggiore autostima. Ma il calcio è anche questo.

Ci riveli quello che ti frullava nella testa mentre guardavi le partite?
Quando vedevo le partite non pensavo più di stare in mezzo al campo. Il mio pensiero fisso era di recuperare quanto prima anche perché la squadra, senza il mio contributo, andava comunque a mille.

C'è stata una partita, un momento, in cui morivi dalla voglia di stare in campo?
La finale di Coppa Italia a Gravina, e chi la dimentica. Ricordo che ero in tribuna, bagnatissimo. Seguii il primo tempo in mezzo ai tifosi, ero tesissimo tanto da avere la tachicardia. Per farla passare, nel secondo tempo cominciai a cantare con gli ultras. Fu una sensazione bellissima e al triplice fischio quella Coppa, anche senza aver giocato, la sentivo mia.

Come sono stati questi mesi?
I primi 50 giorni sono stati bruttissimi. Andavo avanti con medicinali, non riuscivo a dormire e avevo il ginocchio gonfissimo. Ti confesso che ho anche pensato di lasciare tutto perché proprio non ce la facevo. I miglioramenti andavano a rilento, il ginocchio faceva male. Poi, dopo i primi due mesi, il ginocchio cominciava a rispondere positivamente e per questo devo ringraziare il prof Giuseppe Menga insieme a Giuseppe Rabbaglietti che mi hanno curato a Foggia tutti i giorni senza mai abbandonarmi, spronandomi sempre e aiutandomi nei momenti più difficili. Infine, ringrazio il prof Paolo Fiore per essersi reso disponibile e avermi fatto subito operare dopo l'infortunio.

Per te sarà un estate particolare perché penso avrai tanta voglia di ritornare in campo. Quanta attesa c'è?
Tantissima. Non vedo l'ora di cominciare la preparazione per dare tutto quello che non ho dato in questo anno e mezzo. Spero di tornare il Giuseppe Grieco di una volta, quando tutti mi dicevano che in queste categorie posso fare la differenza. Ecco, il mio limite non è tanto fisico quanto mentale.

Possiamo considerarti il nuovo acquisto dell'Audace?
Spero proprio di si. Dipenderà tutto da come avrò l'approccio nelle partite. La mia fortuna è che non ho mai paura di rifarmi male. L'auspicio è di ritrovarmi mentalmente come l'anno dello spareggio contro il Martina. Quella è stata la stagione più bella per me: diedi tutto, non risparmiandomi mai ed esprimendomi ad alti livelli.

Dopo sei lunghi mesi hai ricevuto il tanto atteso "Ok, puoi tornare a giocare". Qual è stato il primo messaggio di bentornato?
Ho ricevuto tantissimi messaggi anche da persone con cui non mi sentivo da anni. Devo ammettere però, senza sminuire nessuno, che il messaggio di Antonio Scarano mi ha colpito particolarmente. Mi ha scritto: "Giusè se stai bene, come te non ce ne sono". Beh, mi ha fatto venire la pelle d'oca, fortificandomi tantissimo e dandomi tanta autostima, quella che un po' avevo perso.

Cosa ti ha aiutato a rialzarti?
Sembra strano ma è stato proprio l'infortunio. Non avevo più stimoli e avevo quasi deciso di appendere le scarpe al chiodo. Per i limiti mentali che ho, mi ci voleva stare 5/6 mesi senza calcio per poi riacquistare quegli stimoli che avevo perso. Per tutti questi motivi, spero che l'infortunio mi abbia fortificato.
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