Cura e mantenimento cani randagi Cerignola
Cura e mantenimento cani randagi Cerignola
Vita di città

Associazione Amici di Balto Cerignola: “Contrastare il randagismo adottando cani di quartiere”

In replica allo sfogo della signora Cristina, la vice-presidente Laura Valentino propone una soluzione

Quando pensiamo ai cani randagi siamo abituati ad associare un'immagine di tristezza, di solitudine, di abbandono. E' un luogo comune che ci portiamo dietro, e che ci porta in automatico a considerare bisognoso di affetto e cura qualsiasi animale "libero" che incontriamo. Eppure, se ci fermassimo un momento a considerare la vera natura del cane e i suoi più intimi bisogni, oltre a quello del cibo e di una cuccia calda, dovremmo metterci pure la libertà di muoversi, di esplorare il territorio, di cambiare luoghi e persone in base alle proprie esigenze.

Nei giorni scorsi abbiamo raccolto lo sfogo di Cristina, una donna che da tempo si occupa di fornire cibo e prestare cura ai cani abbandonati che le capitano "in casa" (lei abita in periferia, a confine con l'aperta campagna, quindi arrivano facilmente cani randagi in cerca di cibo e coccole). La signora lamenta la scarsa sensibilità verso gli animali delle istituzioni preposte e la mancata disponibilità da parte dell'associazione di categoria "Amici di Balto", che a Cerignola gestisce un rifugio per cani abbandonati.

Arriva puntuale la replica della vice-presidente dell'associazione "Amici di Balto", Laura Valentino, che partendo dalla situazione specifica, ne approfitta per introdurre una proposta concreta e valida per arginare il fenomeno dell'abbandono dei cani. "Per quanto concerne il caso specifico della signora Cristina, sicuramente il volontario della nostra associazione ha risposto che non abbiamo la possibilità di ospitare altri cani nel rifugio, ed è proprio così. Non possiamo continuare a prendere cani se poi non riusciamo materialmente ad occuparci di loro", dichiara Valentino.

"E comunque, abbiamo dato disponibilità ad intervenire per controllare se i cani trovati dalla signora nei pressi della sua abitazione siano dotati o meno di microchip, se hanno bisogno di essere sterilizzati o curati. In fondo, lei stessa potrebbe provvedere a dare un riparo e del cibo a questi cani, senza pensare per forza di farli adottare o, peggio, chiuderli nelle gabbie del rifugio dove, nella maggior parte di casi, rimangono".


Per Laura Valentino, che con la sorella Chiara, fondatrice dell'associazione, aveva condiviso parecchi anni fa l'obiettivo di "Zero cani in canile", una soluzione concreta e possibile per affrontare la piaga del randagismo esiste ed è anche "praticabile" a Cerignola.

"In Viale di Ponente, nei pressi del Bar Preziosa, alcune persone hanno adottato tre cani di quartiere, dividendo tra loro l'onere e l'incombenza di provvedere al cibo e alla cura degli animali. I cani sono territoriali, quindi si affezionano al posto in cui vivono e ai loro abitanti, e se sono mansueti e tranquilli possono tranquillamente vivere in un quartiere senza dare il minimo fastidio", prosegue.

L'esperienza dei cani di quartiere è molto diffusa, non sempre però va a buon fine. "Serve un cambiamento di mentalità, una rivoluzione culturale. Non possiamo e dobbiamo pensare che i cani randagi debbano per forza essere rinchiusi in un canile o rifugio, per alcuni anzi la soluzione ideale è quella di restare sul territorio, con le dovute precauzioni ed accortezze, ovviamente, e l'attenta supervisione di chi è preposto a questo", conclude Valentino.


  • Gli Amici di Balto
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