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Disabile cerignolano abbandonato dai servizi, la replica della ASL

L’uomo, che non presentava sintomi, è stato affidato ad un familiare. Oggi è stato sottoposto a tampone

Nella giornata di ieri, mercoledì 19 agosto, la nostra testata ha pubblicato l'articolo "Coronavirus, il dramma di un disabile cerignolano abbandonato dai servizi". Pochi minuti fa abbiamo ricevuto la replica del Direttore Generale della ASL Foggia, dott. Vito Piazzolla, che riferisce quanto segue:

"In riferimento alle notizie diffuse a mezzo stampa relative al "dramma di un disabile cerignolano abbandonato dai servizi" la Direzione Generale della ASL Foggia smentisce categoricamente la ricostruzione dei fatti riportata negli articoli.
La scorsa settimana, alcuni familiari conviventi della persona in questione, un 49enne disabile di Cerignola, sono risultati positivi al COVID 19.
Come previsto dalla normativa, il Servizio di Igiene della ASL si è attivato immediatamente: ricostruita la catena dei contatti, ha disposto la sorveglianza domiciliare e, in base alla sintomatologia presentata, l'esecuzione dei tamponi.
L'uomo, che non presentava sintomi, è stato affidato ad un familiare. Oggi è stato sottoposto a tampone, come già programmato nella fase di indagine epidemiologica dal Servizio di Igiene che, per il suddetto focolaio, ha disposto complessivamente 15 test.
Ciò premesso, è bene chiarire che la persona disabile non è mai stata abbandonata dalla ASL.".


Nell'articolo in oggetto, però, si segnalava che il trasferimento del disabile presso il domicilio della sorella è avvenuto con autoambulanza messa a disposizione della "Misericordia" di Orta Nova, contattata dai familiari del disabile dopo il diniego dei medici della stessa ASL.

"Il familiare, che in questo momento ha l'uomo in custodia, non si è mai rivolto ai servizi sanitari aziendali, come erroneamente riportato.
È stata la ASL a contattare, ieri, la famiglia, dopo la diffusione della notizia".


Stando a quanto riportato dai familiari, però, sono stati molteplici i contatti con i sanitari della ASL bene informati delle difficoltà lamentate dalla sorella del disabile che, per circa 7 giorni, non ha avuto assistenza adeguata viste le enormi difficoltà lamentate dalla parente che lo assisteva.

"Lo stesso Direttore del Distretto Socio Sanitario ha offerto di mandare un operatore a casa per una valutazione immediata, in modo da attivare subito l'Assistenza Domiciliare Integrata. Offerta rifiutata dal familiare che ha deciso di attendere l'esito del tampone giustificando il ricorso ai giornali come "uno sfogo personale".
Per dovizia di informazione, si chiarisce che non è assolutamente vero che sia necessario attendere 20 giorni per l'attivazione dell'ADI, come erroneamente riferito.
La Direzione ha avviato delle verifiche per accertare chi possa aver fornito questa informazione priva di fondamento. Chiarito che non si è trattato di nessun operatore della ASL, si sta provvedendo a trovare l'autore per un richiamo ufficiale.
La procedura per l'attivazione dell'ADI, in realtà, prevede un percorso d'urgenza in casi socio-sanitari urgenti.
Nello specifico, si tratterebbe di un supporto di tipo "socio-assistenziale" che prevede il coinvolgimento degli enti locali più che un intervento di tipo "socio-sanitario", erogato dall'Azienda Sanitaria Locale.
Tuttavia, nonostante il rifiuto della famiglia, oggi la ASL, insieme ai servizi sociali comunali, sta proponendo una assistenza domiciliare a bassa intensità di cura".


La tragica situazione del disabile, però, va avanti dal 12 agosto. Come mai nessuno, in particolar modo il personale della ASL che ha avuto contatti con la famiglia del disabile, ha indirizzato la famiglia ai servizi sociali territoriali? Purtroppo molti cittadini non sanno a chi rivolgersi in situazioni drammatiche come queste. Del resto molte istituzioni, seppur telefonicamente, sono state contattate dalla famiglia del disabile.

"È opportuno sottolineare che la ASL Foggia ha sempre assicurato la massima attenzione a tutta la comunità, in particolare ai pazienti fragili, continuando a garantire la dovuta assistenza anche nella fase più acuta e delicatissima dell'emergenza COVID.
«Quando nel sistema si crea una qualche criticità – dichiara il Direttore Generale Vito Piazzolla – io non ho alcuna esitazione a verificare i fatti e a richiamare, se necessario, i miei operatori e collaboratori, ad una condotta più rigorosa e professionale. Allo stesso tempo, non ho nessuna esitazione a difenderli fino in fondo quando le notizie non sono riscontrate e si rivelano assolutamente infondate, come in questo caso. Notizie del genere, divulgate senza opportuni riscontri e verifiche, non sono di aiuto a nessuno ma, anzi, servono solo a screditare gli operatori del Servizio Sanitario che hanno lavorato e continuano a lavorare senza sosta, anche in questo particolare momento, per non far mancare quanto necessario alle persone in stato di bisogno».

Apprendere dell'intervento della ASL e dei servizi sociali territoriali nella giornata di ieri, dopo la pubblicazione dell'articolo, è sicuramente una notizia confortante. Noi abbiamo raccontato quanto descritto dai familiari letteralmente distrutti e disperati mentre il disabile in oggetto era solo con la sorella che cercava di gestire una situazione catastrofica. Di certo il personale della ASL non poteva non sapere visto che, stando a quanto replicato dalla stessa Asl, "L'uomo, che non presentava sintomi, è stato affidato ad un familiare" mentre intanto si ricostruiva la catena dei contagi.

Sarebbe più opportuno al fine di evitare spiacevoli inconvenienti e sofferenze che, in situazioni come questa, si indirizzassero le persone ai servizi territoriali di competenza al fine di costruire la rete di interventi sanitari, sociali, assistenziali rivolti alla persona.
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