Giovanni Amato
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Attualità

Giovanni Amato, artista di Cerignola: “Disegno e dipingo da sempre”

Anche se ora vive a Firenze, il legame con la sua città di origine è molto sentito

Ci sono artisti, come Giovanni Amato, le cui opere, oltre a non passare inosservate, lasciano un'impronta nella mente per lungo tempo. Nel senso che, una volta intercettate, restano impresse sia per come sono state realizzate che per il messaggio che trasmettono. I volti realizzati da Giovanni, artista cerignolano nato nel 1977 ed oggi residente a Firenze, sono così realistici che sembrano voler uscire dalla tela.

Lo abbiamo raggiunto per "entrare" più profondamente nella sua arte, che è anche un modo di intendere e vivere la vita.

Ciao Giovanni, innanzitutto grazie per aver accettato questa intervista. Come prima domanda vorremmo chiederti, a proposito della semplicità dei materiali da te spesso utilizzati (nello specifico, una penna Bic qualunque) che va di pari passo con la cura dei dettagli che emerge dalle tue opere, quando ti sei accorto che potevi lavorare con una penna e ottenere risultati così strabilianti?

"Grazie a voi. Prima di cominciare, vorrei ringraziarvi per le belle parole e per l'attenzione che state riponendo alla mia arte, ne sono lusingato. Il contesto familiare nel quale sono nato e cresciuto ha sicuramente contribuito alla nascita e all'evoluzione di questo amore per l'arte. Disegno e dipingo da sempre. Guardare mio padre, dopo cena, che continuava a disegnare e lavorare sui suoi progetti architettonici ha stimolato una grande curiosità nel piccolo Giovanni che sono stato. Per quanto riguarda la penna nello specifico, ricordo ancora quando-ero al quarto anno di Liceo- mentre seguivo un po' passivamente la lezione di matematica, ricominciai a disegnare dopo anni di disinteresse e pochi stimoli. Scarabocchiando con una penna Bic sul quaderno venne fuori il ritratto un po' improvvisato e poco "maturo" di Robert De Niro. Da quel momento in poi fu un crescendo di amore incondizionato e consapevolezza verso questo meraviglioso strumento di comunicazione che è l'arte".

I volti dei personaggi che realizzi sono decisamente reali, sembrano infatti voler uscire dalla tela o dal foglio di lavoro. Per arrivare a disegnare così quali doti e caratteristiche (anche tecniche) hai affinato nel tempo?

"Come ben sapete, il mondo dell'arte e della pittura è estremamente variegato, in termini di genere e di stile. La mia attenzione verso un'approfondita ricerca dei dettagli e della resa dell'immagine sono frutto di una propensione naturale, istintiva. Oltre a tale innata peculiarità, ciò che fa veramente la differenza sono l'esercizio quotidiano, la perseveranza ed una grande pazienza. Credere che un lavoro artistico o un'opera d'arte vengano sempre fuori dal gesto impulsivo della mano non è del tutto esatto. Un mio ritratto, per esempio, passa dalla lenta sovrapposizione di velature, da decine e decine di ore di lavoro. Essere innamorati ed in qualche modo ossessionati per ciò che si fa, come in ogni campo o dimensione, sono prerogative importanti per distinguersi ed emergere"

Dalla tua scheda biografica emergono numerose esperienze formative. Quale di queste ti ha particolarmente arricchito, anche dal punto di vista personale?

"Dare una risposta precisa a questa domanda è complicato. Ogni esperienza artistica mi ha sempre arricchito in qualcosa: dalla mostra collettiva in terra pugliese del "Pendio" a Corato, alla inaspettata Biennale di Venezia, fino ad arrivare al faticoso murale di 8 metri dipinto all'isola del Giglio. Ognuna di queste esperienze mi ha formato e direi anche plasmato, non solo come artista, ma soprattutto come essere umano".

Qual è il tuo legame attuale con Cerignola, tua città di origine? Che traenza continua ad avere per te, dal punto di vista artistico?

"Casa è casa. Anche se studio e vivo qui a Firenze ormai da tre anni, Cerignola fa parte di me, ripeto: è casa mia. Sicuramente quella schiettezza, quella sincerità senza troppi filtri ma genuina delle gente onesta del nostro paese si esprime con la stessa forma e la stessa "pasta" nei miei dipinti e nei miei disegni. Non è un qualcosa che si può spiegare dettagliatamente, ma il contesto in cui si nasce (famiglia e città) hanno conseguenza dirette su di noi. Nel mio caso specifico, sul mio essere pittore e artista. Sono convinto che le peculiarità legate al mio luogo di origine le porterò sempre con me, fanno parte del mio bagaglio artistico".

Cosa significa, oggi, essere un artista?

"E' una domanda emblematica. Essere artista è una totale scelta di vita, che comporta grandi soddisfazioni e altrettanti sacrifici. Essere un artista oggi vuol dire poggiare spesso i piedi su di un suolo stabile, e tante volte vuol dire invece volare con l'intelligenza delle proprie mani. Vuol dire combattere contro il pregiudizio di tante persone che etichettano il pittore come mestiere ludico di poca importanza, ma significa anche interfacciarsi con realtà e individui di grande e spiccata sensibilità e profondità, sia umana che culturale. Vuol dire, per certi versi, essere in controtendenza rispetto alla veloce e frenetica società odierna. Mentre tutti esauriscono le proprie giornate, tu continui a scoprire te stesso nelle lunghe e silenziose sessioni di lavoro in studio.

Essere artista oggi significa avere potenzialmente una responsabilità, un dovere da rispettare principalmente con se stessi, e poi con la comunità che ci circonda. Nel mio caso, dipingere e "fermare" sulla tela o sulla carta un qualcosa significa testimoniare la contemporaneità, lasciare la traccia dell'impatto che l'esperienza del mondo può avere su un individuo, farsi portavoce di un determinato messaggio che condividi con l'altro, sperando che qualcosa resti in futuro".

A quale delle tue opere sei più affezionato? E perché?

"Sicuramente "Esistere", l'opera realizzata a penna Bic che ritrae mio nonno. In primis perché ha un chiaro valore affettivo per me, visto che lui è letteralmente il mio secondo papà, la persona che mia ha amato e coccolato come fossi il suo figlio più piccolo, e continua a farlo tutt'oggi. A lui devo davvero tanto, e l'unico modo che ho avuto per ricambiare questo affetto è stato quello di dedicargli una mia opera. In secondo luogo, per un'emozionante combinazione di casualità, quest'opera è stata selezionata per un'importante mostra collettiva organizzata dalla Biennale di Venezia per i giovani artisti, tenutasi nella splendida Piazza San Marco. A questa opera è quindi legato un momento di grande soddisfazione professionale, oltre che di gioia da parte di tutte le persone a me care, compreso appunto il protagonista del ritratto".
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