
Il caso dei documenti bruciati a Cerignola, «nessuno controlla e, soprattutto, nessuno controlla i controllori»
La nota di NOI – Comunità in movimento
Cerignola - mercoledì 4 giugno 2025
12.08 Comunicato Stampa
«Nel caos delle poche certezze e nessuna smentita convincente, proviamo a unire i puntini sulla questione documenti bruciati - scrivono i referenti di NOI – Comunità in movimento - Pare ormai certo che il misfatto "nasca" a Palazzo Carmelo, la Ground Zero di questa amministrazione. Nella rimozione delle macerie, pare, vengono fuori questi documenti che iniziano a svolazzare in giro. Per poi essere trasferiti in massa nelle campagne.
Da chi? Prima domanda cui vorremmo aver risposta. È forse vero che era la ditta appaltatrice responsabile dei documenti? Assolutamente no. L'ente comune doveva vigilare, da custode. Se erano documenti ormai vecchi che potevano essere distrutti, andava fatto con modi e secondo canoni. Non certo con un triste e inquinante barbecue pre estivo. Invece si è permesso un "data breach" cartaceo che, in tempi di GDPR e tutela privacy, ha un che di sanguinoso e gravissimo. Certo, la negligenza comunale non autorizza nessuno, terzo, a spostare questi documenti in campagna, né tantomeno a bruciarli, compiendo altri gravi reati ambientali.
Chi li ha bruciati? Altra domanda cui vorremmo aver risposta, immaginandola, magari, uguale alla precedente.
Ultima domanda: le macerie di Palazzo Carmelo come sono o sono state smaltite? Secondo legge, o albergano nelle campagne di qualche inconsapevole e le troveremo un giorno magari in qualche servizio in tv?
E poi, in ultimo, le considerazioni: poco conta se ci sia arrivato prima il blogger cerignolano o Pinuccio, dello scontro verbale fra amministrazione e chi prima ne era portavoce. Le questioni bagatellari, a Noi, poco interessano.
Noi vogliamo la verità, e che i responsabili vengano perseguiti, anche penalmente. Lo chiedevamo, nelle stesse identiche logiche, per il crollo di palazzo Carmelo, col nostro esposto finito chissà in quale cassetto di scrivania.
Perché attorno all'Ofanto funziona così: vale tutto, tutti parlano, ognuno fa come crede, spesso in spregio alle norme Penali, ma nessuno controlla e, soprattutto, nessuno controlla i controllori. E a molti, sta pure bene così».
Da chi? Prima domanda cui vorremmo aver risposta. È forse vero che era la ditta appaltatrice responsabile dei documenti? Assolutamente no. L'ente comune doveva vigilare, da custode. Se erano documenti ormai vecchi che potevano essere distrutti, andava fatto con modi e secondo canoni. Non certo con un triste e inquinante barbecue pre estivo. Invece si è permesso un "data breach" cartaceo che, in tempi di GDPR e tutela privacy, ha un che di sanguinoso e gravissimo. Certo, la negligenza comunale non autorizza nessuno, terzo, a spostare questi documenti in campagna, né tantomeno a bruciarli, compiendo altri gravi reati ambientali.
Chi li ha bruciati? Altra domanda cui vorremmo aver risposta, immaginandola, magari, uguale alla precedente.
Ultima domanda: le macerie di Palazzo Carmelo come sono o sono state smaltite? Secondo legge, o albergano nelle campagne di qualche inconsapevole e le troveremo un giorno magari in qualche servizio in tv?
E poi, in ultimo, le considerazioni: poco conta se ci sia arrivato prima il blogger cerignolano o Pinuccio, dello scontro verbale fra amministrazione e chi prima ne era portavoce. Le questioni bagatellari, a Noi, poco interessano.
Noi vogliamo la verità, e che i responsabili vengano perseguiti, anche penalmente. Lo chiedevamo, nelle stesse identiche logiche, per il crollo di palazzo Carmelo, col nostro esposto finito chissà in quale cassetto di scrivania.
Perché attorno all'Ofanto funziona così: vale tutto, tutti parlano, ognuno fa come crede, spesso in spregio alle norme Penali, ma nessuno controlla e, soprattutto, nessuno controlla i controllori. E a molti, sta pure bene così».