La Imago Pietatis
La Imago Pietatis

La Imago Pietatis della Chiesa Madre di Cerignola

Nella Chiesa Madre in Cerignola vi è una lastra in pietra scolpita riutilizzata come architrave della porta d’accesso dal cortile (antico cimitero) alla chiesa.

Nella Chiesa Madre in Cerignola vi è una lastra in pietra scolpita riutilizzata come architrave della porta d'accesso dal cortile (antico cimitero) alla chiesa, porta situata nella campata sinistra dell'edificio.
La lastra è un monolito largo cm. 168 e alto 57, profondo cm. 20. Esso è scandito da un porticato ad archi trilobi, poggianti su rozze colonne, a cui sono state resecate le estremità di destra e sinistra. Da questo incasso profondo, spazio scenico dell'azione drammatica, opera plastica risalente al XIV secolo, emergono a fatica, ma con chiaro eloquio, tre immagini: l'Imago Pietatis tra i dolenti Maria e Giovanni.
Il nucleo drammatico del tema presenta al centro l'Imago Pietatis (il Cristo in pietà), sollevato sul sarcofago. La testa del Cristo, aureolata e crocesegnata, è lievemente reclinata sul suo lato destro; gli occhi chiusi, la bocca socchiusa; i capelli che scendono sulle spalle sono vistosamente abbondanti e aderenti sulle stesse. Vistoso è il gesto delle braccia incrociate, cadenti, pesanti, come se fossero sistemate per la sepoltura, con le mani forate dai chiodi incrociate sul sepolcro. Il sarcofago è eseguito nella maniera arcaica con la prospettiva rovesciata, composto di un semplice cassone con modanature evidenti.
Il Cristo ha il torace ampio e pesante; alla rotondità dell'insieme fa da contrappunto la gabbia toracica semplicemente incisa e non modellata. Dietro il Cristo c'è il braccio orizzontale della Croce con due chiodi, simbolo della Passione.
Gesù si libra sul sepolcro. La Imago Pietatis doveva costituire la fronte di un sarcofago probabilmente sollevato da terra, presente nell'originaria Chiesa Madre, poi smembrato.
Tra le figure della Vergine Maria e dell'Imago Pietatis vi è incisa la data 1473, preceduta da un signum crucis. Lo spazio scelto per questa data è ad ogni evidenza riferito non all'epoca della realizzazione del manufatto, ma al riutilizzo della lastra, come già sostenuto da Salvatore Delvecchio in un articolo pubblicato sul quindicinale "La Cicogna", a. V, n. 10 del 30 gennaio 1983. La data 1473 registrerebbe dunque il riutilizzo della lastra come architrave, dopo la ricostruzione della chiesa voluta da "Goffridus […] Lupo[n]is" nel XIV secolo, come si legge su una lapide tombale a caratteri gotici posta a sinistra dell'attuale ingresso principale della chiesa.
Sull'orlo inferiore della lastra vi è un inscrizione abrasa con data poco leggibile, mentre è da sottolineare tra i graffiti quello simboleggiante il fiore della vita iscritto in un cerchio posto nell'intradosso dell'architrave.
La Vergine Maria, carica di pathos, ha un aspetto rude e primitivo, connotandosi come la più arcaica delle figure che conferiscono pregio alla lastra, con l'aureola. La Vergine volge lo sguardo fisso e intenso non verso il Cristo, ma verso l'osservatore, con potenza espressiva.
Il suo volto trepido e avvizzito, contratto dal dolore, con i lineamenti rigati di lacrime, quasi come le maschere tragiche dell'antichità, deve considerarsi l'espressione di un tipo speciale di reazione parossistica del pianto funebre, che aggiunge una nota umanamente dolorosa alla figura.
Maria indossa una veste che presenta fittissime pieghe rozze, con marcato rilievo, e un mantello che dalla testa ricade sulle braccia. L'artista ha raffigurato la Madre delle madri, la Vergine Maria, in età avanzata, con l'intensità del gesto delle braccia piegate rivolte verso l'alto, secondo un modulo iconografico presente con piccole varianti presso tutte le civiltà del bacino mediterraneo, gesto di dolore, ma anche segno di invocazione.
Il gigantismo delle mani, con le palme aperte rivolte verso i fedeli, irrigidite dagli spasmi, connota il senso drammatico della figura.
La gestualità espressiva della Mater deriva dai modelli classici della tragedia bizantina e dai drammi passionali della tradizione laudistica medievale.
La figura di san Giovanni evangelista si presenta con le mani giunte in atteggiamento di contemplazione, con lineamenti eleganti e naturali ove la luce corre scivolando come liquido su pietra consunta. Nel panneggio si intravede l'incipiente sentimento gotico. L'andamento delle pieghe della veste fluisce morbido, liscio e graduale, in forma più evoluta e più equilibrata nei panneggi, rispetto alla forma della Vergine Maria in cui si intravede durezza arcaica.
Nell'immagine della Vergine l'agire delle ombre è più marcato rispetto ai panneggi più naturali e levigati del san Giovanni. Questo fa pensare all'intervento in bottega di più personalità e di una mano diversa in chi ha realizzato il san Giovanni.
Per concludere, la civiltà umanistica è ancora molto lontana dal lamento doloroso e vigoroso della nostra lastra, ed è il frutto del sentimento d'arte che fluisce possente e rende la pietra capace di narrare il dolore umano in forme solenni, composte e stupefatte.
Angelo Disanto
2 fotoLa Imago Pietatis
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