
Sguardo sul foggiano
Le Sette Bambole della Quaresima: una tradizione pugliese diffusa anche a Cerignola
Lo storico cerignolano Luciano Antonellis ha ricostruito la suggestiva usanza popolare
Cerignola - domenica 26 febbraio 2023
Il periodo della Quaresima, inauguratosi con il Mercoledì delle Ceneri, è particolarmente ricco di usanze e tradizioni, che affondano le radici nella religione e nel folklore popolare. Vi sono usanze diffuse e praticate ancora oggi, mentre alcune sembrano più rare e destinate a finire nel dimenticatoio.
Per fortuna, grazie alla passione per la storia locale e la ricerca "sul campo" di alcuni studiosi, siamo riusciti a ricostruire alcune tradizioni ancora in voga in alcune zone della Puglia.
In particolare, ci ha colpito molto l'usanza popolare delle Sette Bambole della Quaresima. Lo storico Luciano Antonellis, originario di Cerignola e autore di numerose pubblicazioni, ha riferito questa tradizione quaresimale antica sia al territorio cerignolano che alla provincia di Foggia. Inoltre, pare che vi siano testimonianze di questa usanza particolare anche nella zona del Barese e del Salento.
In cosa consiste la tradizione delle Sette Bambole della Quaresima
Un tempo era facile trovare per le strade principali del paese una cordicella alla quale venivano appese sette bamboline realizzate con stoffa di colore nero. Ciascuna rappresenta una domenica di Quaresima (sette, per la precisione), e ha le sembianze di una piccola suora.
Ogni domenica se ne eliminava una. Giunti a metà del periodo di Quaresima, non potendo togliere una bambolina intera, si tagliava la quarta a metà, lasciando la metà di essa appesa e pronunciando la frase: "Dumench se segh la monch" (Domenica si taglia la suora).
Secondo la tradizione, quando si segava la bambolina a metà, si potevano interrompere il digiuno e le privazioni della Quaresima e preparare la festa pasquale.
L'usanza delle Sette Bambole di Quaresima rappresentava un'occasione per gli abitanti dei quartieri di ritrovarsi, stare insieme, programmare le feste di Pasqua condividendo una suggestiva tradizione popolare.
Anche a Cerignola ci sono anziani che ricordano con piacere tale tradizione, e che magari la raccontano ancora con piacere ai propri nipoti e figli.
Si tratta di un'usanza folkloristica strettamente legata alla religione, come ve ne sono tante in Puglia e nei paesi del Sud Italia. La speranza è che si possa rivalutarla come merita.
Per fortuna, grazie alla passione per la storia locale e la ricerca "sul campo" di alcuni studiosi, siamo riusciti a ricostruire alcune tradizioni ancora in voga in alcune zone della Puglia.
In particolare, ci ha colpito molto l'usanza popolare delle Sette Bambole della Quaresima. Lo storico Luciano Antonellis, originario di Cerignola e autore di numerose pubblicazioni, ha riferito questa tradizione quaresimale antica sia al territorio cerignolano che alla provincia di Foggia. Inoltre, pare che vi siano testimonianze di questa usanza particolare anche nella zona del Barese e del Salento.
In cosa consiste la tradizione delle Sette Bambole della Quaresima
Un tempo era facile trovare per le strade principali del paese una cordicella alla quale venivano appese sette bamboline realizzate con stoffa di colore nero. Ciascuna rappresenta una domenica di Quaresima (sette, per la precisione), e ha le sembianze di una piccola suora.
Ogni domenica se ne eliminava una. Giunti a metà del periodo di Quaresima, non potendo togliere una bambolina intera, si tagliava la quarta a metà, lasciando la metà di essa appesa e pronunciando la frase: "Dumench se segh la monch" (Domenica si taglia la suora).
Secondo la tradizione, quando si segava la bambolina a metà, si potevano interrompere il digiuno e le privazioni della Quaresima e preparare la festa pasquale.
L'usanza delle Sette Bambole di Quaresima rappresentava un'occasione per gli abitanti dei quartieri di ritrovarsi, stare insieme, programmare le feste di Pasqua condividendo una suggestiva tradizione popolare.
Anche a Cerignola ci sono anziani che ricordano con piacere tale tradizione, e che magari la raccontano ancora con piacere ai propri nipoti e figli.
Si tratta di un'usanza folkloristica strettamente legata alla religione, come ve ne sono tante in Puglia e nei paesi del Sud Italia. La speranza è che si possa rivalutarla come merita.