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Sguardo sul foggiano

Malocchio: a Cerignola qualcuno lo elimina ancora come si faceva “una volta”

Poche donne anziane sono depositarie del tradizionale rito che libera dall’occhio malevolo

Siamo nel 2023, ma nel Sud Italia certe tradizioni resistono perché strettamente legate al folklore e alla cultura popolare. Credere al malocchio, nonostante la modernità e la tecnologia, è un'usanza ancora molto diffusa in alcuni paesi, soprattutto a vocazione contadina come lo è Cerignola.

Un mal di testa persistente, uno stato di salute precario, una serie di accadimenti poco fortunati o il verificarsi di circostanze impreviste ed infelici che colpiscono spesso il medesimo malcapitato fanno pensare alla presenza del "malocchio", o così come dicono gli anziani cerignolani, dell'"ucchie in gud" (l'occhio addosso).

Etimologicamente, infatti, il termine malocchio indica proprio "l'occhio malevolo" che colpisce il soggetto interessato, "colpevole" di aver suscitato l'incontrollabile invidia altrui. Potremmo dire che il malocchio è contagioso: basta guardare negli occhi la persona e gli effetti negativi di tale sguardo carico di invidia sono pronti a manifestarsi.

Nei paesi dell'entroterra foggiano, come in altre zone della Puglia (Manduria, Martina Franca, Castellaneta) la tradizione del malocchio è ancora fortemente sentita, ritenuta per lo più appannaggio delle donne anziane, che si preoccupano di tramandarne il rito a figlie e nipoti, in quanto per esperienza profondamente convinte della sua efficacia.

La signora Ripalta ha ottanta anni, l'abbiamo incontrata per caso, e ci ha spiegato in cosa consiste l'antico rito di eliminazione del malocchio, che lei stessa continua a praticare verso familiari e amici. "Secondo la tradizione popolare non si può effettuare il rito e poi chiedere soldi per questo, una cosa del genere la fanno solo le zingare. Aiutare una persona ad eliminare il malocchio dalla propria vita è un gesto d'amore, perché quella persona torna a nascere liberandosi da un'aura negativa che la circonda. Sapete quante persone mi hanno ringraziate perché dopo il rito si sono sentite meglio?".

Durante il rito, che si svolge utilizzando un piattino di acqua e alcune gocce di olio, viene recitata una preghiera segreta (che non viene quindi resa nota a nessuno), in cui con una formula specifica si chiede agli spiriti maligni di abbandonare la persona che vi si sottopone.

Dopo aver fatto cadere due o tre gocce di olio nel piattino si osserva cosa succede: se le gocce o qualcuna di esse resta a galla, significa che il malocchio è assente. Al contrario, se la goccia di olio si espande, vuol dire che la persona in questione è colpita dall'occhio malevolo e quindi bisogna recitare delle formule segrete per liberarla definitivamente.

Il rito deve essere svolto in una camera buia, illuminata da una luce di candela. Dopo aver recitato le formule, si passa a constatare l'eliminazione del malocchio con un ennesimo "giro" di rito.

Saranno quindi acqua e olio e le loro casuali combinazioni a rivelare l'effettiva presenza o meno di malocchio che-secondo la signora Ripalta-può anche essere eliminato recitando ogni sera, prima di andare a letto, una serie di preghiere religiose o frasi come "Gesù perdonami".

E' la fede, infatti, il più forte deterrente per sconfiggere ogni forma di malocchio o invidia. Solo che, per Ripalta e le donne della sua generazione, il rito rappresenta un modo per rinsaldare legami, sentirsi utili, tramandare conoscenza. La superstizione? Forse sì, c'è pure. Ma in fondo, che male c'è?

Ripalta ne è convinta: "Togliere il malocchio alle persone a cui voglio bene? E' un atto d'amore".
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