Mikelangelo Loconte
Mikelangelo Loconte
Vita di città

Mikelangelo Loconte, cantautore di Cerignola: “Senza disciplina, il talento non va lontano”

Un artista musicale completo ed eclettico: tornato in città per qualche giorno, si racconta tra presente, passato e futuro

Faccio fatica a seguire Mikelangelo Loconte mentre parla, perché è davvero un fiume straripante di pensieri, ricordi, obiettivi futuri e aneddoti vissuti. Questo cantautore cerignolano, che ora vive e lavora per lo più a Parigi, negli anni è diventato un artista completo, conquistando successo e popolarità all'estero grazie al talento, alla tenacia e alla voglia di mettersi sempre in gioco. Tornato dalla sua famiglia di origine per pochi giorni, l'ho incontrato per un'intervista in una fredda sera di gennaio, e mi sono lasciata trascinare dal suo entusiasmo, dalla verve innata e dalla voglia di raccontarsi.

Chi era Michele Loconte alla fine degli anni Ottanta/inizio anni Novanta?

Un ragazzo sempre pronto a suonare lì dove c'era uno strumento musicale. Ricordo pomeriggi e serate interminabili trascorsi a strimpellare brani con la mia band di allora, composta da amici con i quali condividevo la passione per la musica e la voglia di stare insieme. Tuttora, quando torno a Cerignola, rivedo questi amici con tanto piacere, e la cosa bella (e anche strana) è che ancora oggi mi danno consigli, mi dicono come dovrei fare, cosa sarebbe meglio per me. Da loro accetto tutto, perché so che mi vogliono un gran bene e me lo dimostrano da anni.
Ma faccio fatica, qui a Cerignola, a far capire che ormai so come comportarmi nel mio ambiente, che ho fatto una lunga gavetta, che certo ho sempre da migliorare e imparare, ma che non sono più quel ragazzino sprovveduto e ingenuo che è partito da Cerignola tanti anni fa con un sogno nel cassetto: fare musica, scrivere canzoni e realizzarsi come artista e come uomo.

Fanno parte del mio "background" professionale e personale alcune persone che, negli anni trascorsi a Cerignola, mi hanno insegnato tanto, ne cito soltanto due perché l'elenco sarebbe troppo lungo: Roberto Russo, un amico che ho sempre sentito vicino fin dai tempi della scuola e delle prime esibizioni musicali, un appassionato di musica e di cultura, e Piero Monterisi, grande musicista e professionista con il quale ho suonato nei primi locali in cui si poteva fare, l'indimenticabile Caffè del Conte in Via Pavoncelli.

Di Michele, ragazzo creativo e pieno di risorse, si ricordano bene i docenti e i compagni di classe dell'Istituto Artistico Sacro Cuore di Cerignola. Un allievo dal talento spiccato per le discipline artistiche che, poi, dopo aver completato gli studi, ha deciso di assecondare la sua passione per la musica, ben consapevole di quanto ciò fosse particolarmente difficile- soprattutto negli anni '90, senza il supporto dei social e della tecnologia.

Naturalmente Michele ha sempre avuto il supporto e l'appoggio della sua famiglia. "Sempre pronti ad aiutarmi, ad un certo punto ho capito che dovevo farcela da solo, ma sono grato per tutto ciò che mi hanno insegnato e trasmesso".

Quando hai scritto la tua prima canzone?

Ho cominciato a scrivere canzoni intorno ai 14 anni. Solitamente componevo utilizzando un pianoforte a muro che era a casa dei miei, tra l'altro pure abbastanza "scordato". Nel 1987 ho realizzato la prima canzone, intitolata "La mosca" e dedicata appunto al volo di una mosca notato lì per caso. Nel frattempo, oltre che alla musica, mi dedicavo ad attività teatrali che si organizzavano a Cerignola. Poi, a 17 anni, sono entrato a far parte di una rock band cittadina, ero il componente più giovane del gruppo, e con questo ho partecipato a diverse edizioni del "Rock Stage", una reunion delle band rock locali che si esibiva presso il Cine Teatro Roma. La manifestazione era organizzata dall'ARCI.

Quando è arrivata poi l'occasione di mostrare il tuo talento in manifestazioni note al pubblico?

Nel 1993 avevo inviato due brani per partecipare al Festival di Castrocaro, uno si intitolava "Aria", l'altro invece parlava dell'impatto che la guerra può avere sui bambini (era il periodo della guerra in Bosnia). Entrambi furono scartati con la motivazione che erano "troppo impegnati". L'anno dopo, però, Rita Pavone e il marito Teddy Reno mi ripescano e mi invitano a partecipare al "Festival degli Sconosciuti", una kermesse da cui sono usciti nomi celebri della musica italiana, come Claudio Baglioni. Dopo una tournèe durata circa un anno, in cui io e altri concorrenti ci siamo esibiti negli studi di diverse tv private italiane, fui proclamato vincitore della gara canora con il mio brano "Aria", a fine dicembre 1994, in un programma trasmesso su Rai Due.

Poi, a luglio del 2001, quando già vivevo in Belgio, fui invitato al Festival di Castrocaro dove, in diretta su Rai Uno, ho presentato un mio brano inedito, intitolato "Ad ogni modo".

Ma è l'estero a "premiare" il talento di Mikelangelo Loconte, che nel 2009 viene scelto tra centinaia di altri artisti per interpretare il ruolo di Wolfgang Amadeus Mozart nel musical "Mozart Opera Rock" prodotto da Albert Cohen e Dove Attia. Lo spettacolo è arrivato in tanti paesi del mondo, riscuotendo grande successo proprio a causa della magistrale interpretazione di Mikelangelo. Con la compagnia che ha realizzato il musical ha vinto tre premi agli NRJ Music Awards.

Cosa rappresenta per te il personaggio di Mozart, e in che modo riesci ad interpretarlo suscitando interesse e curiosità nel pubblico?

Ho studiato e approfondito la biografia di questo grande musicista, non ho tralasciato nulla che potesse aiutarmi a ricostruire un personaggio che volevo sentire vicino a me, in tante cose. Mi sono preso la briga di personalizzare alcune sue caratteristiche, modi di fare e comportamenti, per ricreare un genio che il pubblico potesse sentire affine e non lontano dal proprio mondo.

In che senso affermi che il talento non emerge se non vi è abbastanza disciplina?

Sembra strano che a parlare di disciplina sia uno come me, che per tanto tempo ha scritto canzoni e creato musica seguendo l'impulso e l'ispirazione del momento. Quando sono andato all'estero ho capito che non serve "arrivare", bisogna anche lavorare sodo per "restarci". Mi sono messo a studiare, a perfezionare ciò che avevo imparato, ho appreso da chi ne sa più di me, ho conosciuto grandi interpreti della musica e dello spettacolo. Un giorno ho avuto il piacere e l'onore di conoscere Alain Delon, che mi ha messo una mano sulla spalla e mi ha detto: "Stai facendo un ottimo lavoro".

Altri artisti del suo calibro, in Francia e in altri paesi, apprezzano il mio modo di fare spettacolo e per me è una grande soddisfazione. Ho collaborato con grandi nomi internazionali del mondo dello spettacolo, e tuttora quando mi ricordo qualche aneddoto penso: "Ma davvero ho stretto la mano e parlato proprio con lui/lei?". Un giorno, dietro le quinte di uno spettacolo in cui si esibiva Lenny Kravitz, mi hanno introdotto nel suo camerino. Lui era lì, seduto, e quando mi ha visto ha detto che mi conosceva, facendomi i complimenti per il make-up.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Non ti nego che sto pensando seriamente di tornare a fare musica in Italia: sto programmando l'uscita di un album. Ho anche altri progetti in cantiere, ma preferisco non parlarne adesso.

Verresti con piacere a proporre un tuo spettacolo al Mercadante di Cerignola?

Perché no. Sarebbe un onore tornare nella mia città, qui sono "nato" artisticamente, e qui vorrei mostrare la mia arte più matura e consapevole rispetto agli esordi.

Naturalmente noi lo aspettiamo con piacere.
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