Mons. Vincenzo Vino
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Il trigesimo della scomparsa di Mons. Vincenzo Vino

Don Carmine Ladogana, parroco della Parrocchia di S. Antonio da Padova, lo ricorda: “Della sua amabile persona ho sempre colto due tratti importantissimi. La grande umanità e il suo essere uomo di preghiera”

Ricorre dopodomani, 29 maggio 2020, il trigesimo della scomparsa del caro confratello Mons. Vincenzo Vino. Le restrizioni dovute alla pandemia non ci consentirono di partecipare, come presbiterio, al rito esequiale presso il cimitero. Il Vescovo e tutti noi sacerdoti lo ricorderemo, domani sera, con una Messa in Cattedrale alle ore 19,00. Sarà l'occasione per ringraziare il buon Do di averci donato questo sacerdote del quale conserverò sempre un grata memoria.

Con don Vincenzo Vino (27.10.1931 – 29.04.2020) ho condiviso, più di ogni altra cosa, i sette anni in cui ho svolto nell'ambito del Vescovado, come amava chiamare lui stesso i locali della nostra Curia Vescovile, il ministero di Moderator Curiae prima e di Vicario generale dopo. Infatti fu nominato Cancelliere Vescovile da S.E. Rev.ma Mons. Giovan Battista Pichierri il 9 novembre 1996 ed iniziò il suo servizio il successivo giorno 27, incarico che ha mantenuto sino al 3 settembre 2019.

Della sua amabile persona ho sempre colto due tratti importantissimi. La grande umanità che si esprimeva sempre in un sorriso accogliente e il suo essere uomo di preghiera, in particolare la sua grande devozione alla Madonna che manifestava con la recita continua della corona del rosario che non ha mai lasciato e che negli ultimi anni di vita aveva notevolmente intensificato.

Don Vincenzo aveva studiato prima nel Seminario Vescovile di Ascoli Satriano e poi in quello Regionale di Benevento. Fu ordinato presbitero da S.E. Rev.ma Mons. Mario Di Lieto, nella parrocchia S. Gioacchino in Cerignola il 15 agosto 1957. È stato parroco rurale a San Giovanni di Zezza e a Borgo Libertà. Aveva frequentato il Conservatorio Musicale "U. Giordano" di Foggia e per diversi anni è stato direttore del coro diocesano, vicario foraneo, e componente di diversi organismi di partecipazione diocesana. Ma la gran parte del lungo ministero sacerdotale l'ha vissuta nella Parrocchia dei Sacri Cuori a Cerignola. Infatti è stato parroco dal 1975 sino al 2006, quando al compimento del suo settantacinquesimo anno, presentò le dimissioni nelle mani dell'allora Vescovo diocesano S.E. Mons. Felice di Molfetta che ha sempre nutrito una profonda stima nei suoi confronti. Lo stesso presule pur accettando le sue dimissioni, espresse in ottemperanza alla vigente disciplina canonica, lo pregava, il 10 dicembre 2006, di continuare a reggere quella porzione di gregge a suo tempo a lui affidata, fino a nuova disposizione, con tutti i relativi diritti e doveri connessi al munus di parroco. Don Vincenzo con zelo e sacrificio continuò il suo ministero sino a quando si realizzò il provvidenziale disegno del ritorno in diocesi dei Padri Missionari dei Sacri Cuori, nell'anno della canonizzazione del loro fondatore, San Gaetano Errico, riprendendo, a Cerignola, il cammino di evangelizzazione interrotto nel lontano anno 1866-1867. L'8 febbraio 2009 fu nominato suo successore Padre Angelo Terracciano, dei Missionari dei Sacri Cuori.

Lasciando la parrocchia don Vincenzo fu nominato, da S.E. Felice di Molfetta, il 22 febbraio 2009 Canonico del Capitolo Cattedrale San Pietro apostolo in Cerignola e il 26 ottobre 2009 Cappellano della Cappellanìa delle Suore Domenicane del SS. Sacramento "Vasciaveo" in Cerignola. Continuò a svolgere il compito di Cancelliere e di Direttore Diocesano della Federazione tra le Associazioni del Clero in Italia (FACI), sempre esercitando la promozione dei suoi nativi valori di spiritualità e fraternità presbiterale.

Un altro aspetto del ministero di don Vincenzo, è l'essere stato direttore dell'Istituto Diocesano Sostentamento Clero, incarico che ha mantenuto dalla fondazione dell'Istituto, 2 febbraio 1987, sino al 31 dicembre 2012, allorquando il presbiterio, nelle elezioni, intese esprimere un avvicendamento all'interno delle relative cariche dell'Istituto. Di questo servizio svolto piace evidenziare un altro aspetto della personalità di don Vincenzo, la sua umiltà che si manifestava nello svolgere compiti che potevano essere delegati ad altri, tra questi il recarsi con gli operai in campagna alla mietitura del grano nei terreni di proprietà dell'Istituto. Mi ripeteva spesso che preferiva svolgere lui queste incombenze per poter assicurare all'istituto una navigazione economica che specie agli inizi non è stata del tutto tranquilla e che in tempi più recenti non ha lesinato insidie e difficoltà. Il tutto esercitato, con pari passione e zelo, sempre a fianco del carissimo Mons. Antonio Musto, storico Presidente dell'Istituto, che lui scherzosamente e ironicamente amava chiamare "il mio datore di lavoro".

Nel loro servizio troviamo tutti gli elementi di fondo che hanno determinato la nascita del nuovo sistema. Tutti dovremmo essere grati a don Vincenzo e don Antonio, perché se c'è una cosa che deve restare immutata è proprio il costante riferimento alle motivazioni evangeliche che hanno guidato il loro servizio e che hanno permesso di portare frutto, anche se non sempre noi sacerdoti abbiamo saputo cogliere questa intima motivazione. E anche per questo gli diciamo "grazie".
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