Ilaria Guercia
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Ilaria Guercia, giocatrice calcio A5 di Cerignola: “Ecco dove mi hanno portato entusiasmo e passione”

Il calcio femminile sta prendendo sempre più piede, ma c’è ancora tanta strada da fare

Capita spesso, intervistando un calciatore, di sentirgli proferire queste parole: "Il giorno in cui non mi divertirò più in campo, sarà il momento di smettere". Per chi, come Ilaria Guercia, giocatrice 32enne cerignolana di calcio A5, coltiva la passione del "pallone" sin da bambina, divertirsi in campo è fondamentale.

"Ho cominciato a giocare a calcio nei cortili, avevo sette/otto anni ed ero instancabile. Ricordo partite interminabili e genitori che ci chiamavano dai balconi per farci salire in casa, quando ormai era sera. La mia passione è nata così, in maniera naturale e spontanea, tra tanti giochi ho sempre preferito il calcio. Poi, verso i dieci anni, mia mamma mi propose di frequentare un corso di ballo ed io l'ho fatto, per tutto l'anno, sino al saggio finale. Ma avevo capito da subito che non era la disciplina che faceva per me: così chiesi ai miei genitori di iscrivermi ad una scuola calcio".

Inizia così, con un sorriso spontaneo ed una stretta di mano, davanti ad un caffè al sabato pomeriggio, la nostra intervista ad Ilaria Guercia, giovane calciatrice di Cerignola, ruolo attaccante, che attualmente veste la maglia dell'A.S.D. Bisceglie Football Club.

Tra qualche giorno la Puglia, proprio Bisceglie ospiterà nuovamente la Coppa Italia di Serie A femminile. E' stato infatti sottoscritto un protocollo di intesa per l'assegnazione delle Final Four PuroBio Cup di Coppa Italia di Serie A femminile e Under 19 femminile presso le città di Bisceglie e Molfetta (22 e 23 aprile al Pala Dolmen di Bisceglie per la A femminile e 24 e 25 al PalaPoli di Molfetta per l'Under 19). Senza dubbio c'è una maggiore attenzione verso il calcio femminile negli ultimi anni, tu cosa ne pensi al riguardo?

E' vero, ultimamente è aumentata l'attenzione verso il calcio femminile, ma alcuni particolari mi fanno pensare che c'è ancora tanta strada da fare. Le donne non sono ancora valutate per le capacità individuali, ma spesso paragonate al giocatore di turno che svolge lo stesso ruolo in campo (la "Malcore" della squadra, per intenderci). O ancora, succede purtroppo che ad un certo punto della carriera le donne siano costrette a scegliere il lavoro per tirare avanti, relegando il calcio ad un hobby da praticare nei ritagli di tempo.

Le partite di calcio femminile non sono molto seguite, anzi lo sono poco, e quindi per gli sponsor che devono investire si tratta di uno sport poco appetibile. Certo, quando ho cominciato io anni fa la situazione era davvero difficile, oggi intravedo degli spiragli che mi lasciano ben sperare per le ragazze che stanno intraprendendo adesso questo bellissimo sport di squadra.

Come è nata la tua passione calcistica?

Quando ho iniziato a giocare ero piccola, mi univo ai maschietti e loro mi mettevano in porta. Poi ho dimostrato loro che potevo fare altro, e pure bene, e si sono convinti. In famiglia ho due cugini che hanno un trascorso nel Cerignola, tra cui Matteo Colangione, che è stato anche capitano della squadra ofantina anni fa. Mio padre è appassionato di sport e anche di calcio, lo ha praticato anche lui a livello amatoriale da giovane. Un giorno una mia amica che giocava a calcio a Barletta mi ha chiamato, e così a 14 anni- dopo un anno di scuola calcio da Gallo- ho intrapreso una nuova avventura.

I miei genitori mi hanno sempre supportato, per anni mi hanno accompagnato a Barletta a fare gli allenamenti. Ho vissuto un sogno meraviglioso durato circa quattro anni, poi nel 2008 gli Uniti per Cerignola di Franco Vasciaveo ha creato la squadra di calcio femminile a 5. Durante quel periodo ho ricevuto tante chiamate anche dalla serie A (il Foggia e Salinis Margherita), purtroppo non le ho prese al volo, ho rinunciato perché molto legata a Cerignola.

Ricostruendo a grandi linee la mia carriera, a Rionero ho giocato la prima partita in serie A2, poi sono stata a Bisceglie, successivamente sono tornata a Cerignola nella squadra di Antonio Sciscio, e a Molfetta fino all'anno scorso. Quest'anno sto invece giocando a Bisceglie, sono stata nominata capitano e mi trovo benissimo in questa squadra.

L'ambiente calcistico femminile è competitivo come quello maschile?

La cattiveria agonistica c'è, ed è anche forte. Penso sia normale e anche giusto che sia così anche nel calcio femminile. Basta guardare i lividi sulle mie gambe e puoi capire cosa intendo!

Hai avuto un'esperienza di Mister presso una scuola calcio. Come hai vissuto questa esperienza?

Mi sono molto legata ai bambini che ho allenato, purtroppo ho dovuto lasciare perché ho trovato un altro lavoro più impegnativo, e non riesco a conciliare gli orari. I bambini erano molto carini con me, alcuni mi chiamavano maestra in campo, mi facevano regali e disegni. Credo sia un pregiudizio quello di preferire un mister uomo rispetto ad una donna. Uno dei tanti che purtroppo esistono nei confronti delle donne.

Quanto dura la carriera di una calciatrice femminile?

Non ci sono regole prestabilite o un'età precisa, ovviamente dipende dalla categoria, e se si tratta di calcio a 5 oppure a 11.

Come ti immagini tra una decina di anni?

Chissà, magari potrei pensare di diventare allenatrice. Gioco a calcio da venti anni e mi piacerebbe trasmettere ad altri la bellezza di questo sport. Mi piace divertirmi in campo, ma più di tutto amo fare gol.

Ti appassionano le partite dell'Audace Cerignola?

Quando riesco e non sono impegnata io in una partita, vado con piacere allo stadio a vedere giocare la nostra squadra cittadina, che sta facendo davvero molto bene!

Cosa consiglieresti ad una ragazzina che vorrebbe praticare calcio oggi?

Le direi di insistere con i genitori, se questi sono un po' scettici. Io sono riuscita a convincere i miei, e quando loro parlarono con il mio primo mister Massimo Gallo si tranquillizzarono subito, dando fiducia a lui e a me.

Il futuro del calcio femminile a Cerignola promette bene, visto che con l'Audace in serie C bisognerà formare una squadra anche femminile. Cosa ne dici?

Per me sarebbe bello giocare "in casa" senza più fare tanti chilometri per allenarmi. E poi Cerignola merita una bella squadra femminile che possa diventare il fiore all'occhiello della società!

Ci auguriamo di vedere presto Ilaria rincorrere palla al Monterisi e segnare tanti gol.
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