movida e trasporti
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Cronaca

Il COVID-19, la movida e i binari

Preoccupa l'aperitivo, ma è caos sui mezzi di trasporto. Contenere la movida è semplice, la situazione della mobilità, invece, è molto più complessa

Dal mese di marzo 2020 lockdown in Italia, oltre sessanta giorni di isolamento, crisi per l'intero comparto commerciale, mesi caratterizzati da buoni spesa, cassa integrazione, molte delle quali, ad oggi, non ancora percepite, disoccupazioni, contributi, mascherine, distanziamento sociale e guanti.

Dal mese di maggio 2020 "libera tutti" con riapertura di esercizi commerciali, negozi, attività ristorative e via libera alla movida con "assembramenti" registrati in ogni parte d'Italia fino alle prime ordinanza restrittive che obbligavano all'uso della mascherina dalle ore 18:00 in poi.

Nel mese di settembre campagna elettorale nelle regioni e nei comuni in cui i cittadini si sono recati alle urne. Comizi, foto di gruppo, selfie, cene e pizze gentilmente offerte dai candidati, incontri in "mascherina copri bocca" (non sia mai a coprire il naso) nei vari comitati elettorali fino alle due giornate caratterizzate da proiezioni, percentuali di votanti e aggiornamenti costanti.

Oggi contagi in aumento in tutta la nazione a ritmo di circa mille positivi al giorno con un numero di tamponi, però, quasi triplicato rispetto ai mesi di lockdown. Contagi in Puglia con positivi il cui numero giornaliero sale vertiginosamente in particolar modo nelle province di Bari e Foggia nonostante i casi di terapia intensiva siano drasticamente diminuiti rispetto ai mesi di lockdown . Lab24 "Il sole 24 ore" riporta che in Italia sono 4.336 i ricoverati con sintomi, 70.103 le persone in isolamento domiciliare e 390 le persone in terapia intensiva. In Puglia sono 300 i ricoverati con sintomi, 3.389 le persone in isolamento domiciliare e 22 le persone in terapia intensiva.


Da qui l'obbligo contenuto nel Dpcm del 7 ottobre di indossare la mascherina all'aperto e la raccomandazione del Premier Giuseppe Conte di farlo anche in casa se in contatto con anziani e soggetti fragili o qualora si ricevano persone non conviventi. Decreto diventato obsoleto in poche ore tanto da far tornare nel mirino del Governo la movida e la mobilità. I dati degli ultimi due giorni, infatti, impongono misure più severe che saranno contenute in un nuovo Dpcm atteso per il 15 ottobre.


Pare che la maggior preoccupazione del premier Conte sia la regolamentazione della movida.
Sul tavolo l'ipotesi inizialmente smentita di un coprifuoco per le attività di somministrazione di bevande e per quelle di ristorazione. «Se arriverà il coprifuoco alle 23 per i locali e i ristoranti, sono certa che il Governo l'accompagnerà a misure di sostegno per le attività interessate», ha detto in un'intervista rilasciata ieri a La Stampa la Sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa.


Complessa e complicata sembra essere la situazione legata ai trasporti. I controlli perdono efficacia e gli affollamenti all'interno delle linee diventano inevitabili. Situazione ben nota ai pendolari, lavoratori e studenti, costretti a salire a bordo dei treni regionali. È così che il virus entra facilmente in casa a fine giornata.

Tra le misure contemplate nelle linee guida del DPCM del 7 ottobre la capienza del 50% dei posti a sedere e la misurazione della temperatura sono previste solo per i passeggeri dei treni a lunga percorrenza (Frecce e Intercity) ma non riguarda anche i passeggeri dei treni regionali. La sanificazione giornaliera potrebbe non bastare e il limite di capienza all'80% dei posti disponibili (a sedere e in piedi) non garantisce il distanziamento. Situazione analoga anche per i voli aerei dove è obbligatoria la mascherina e un'autodichiarazione sul proprio stato di salute, nessuna riduzione, però, dei posti a sedere.

Al vaglio, dunque, l'utilizzo di guanti monouso sui mezzi pubblici, l'aumento delle sanificazioni quotidiane e la riduzione al 50% dei posti a sedere. Il nodo da sciogliere resta quello dei controlli. Non basterebbe aumentare le corse, ma sarebbe necessario impedire il superamento della capienza massima introducendo sistemi conta-persone. Un'esigenza che si avverte in particolar modo nelle grandi città in cui, pur diminuendo la domanda di trasporto pubblico, resta inevitabile il ricorso a bus e metro.

«Sul piano operativo – scrivono in una nota congiunta il segretario della Cgil Puglia, Pino Gesmundo, e il segretario generale della categoria dei trasporti (la Filt Cgil) Giuseppe Guagnanola Regione potrebbe stanziare risorse proprie destinate alle aziende per incrementare le corse, e se non vi fosse adeguata disponibilità di mezzi potrebbe rivolgersi momentaneamente alle aziende private di trasporto. Ovviamente anche l'ipotesi di scaglionamento degli orari di ingresso a scuola andrebbe ad alleggerire il carico attuale, mentre crediamo che in questa fase sia per autobus che per i treni si debba tornare a una capienza ridotta, senza assistere a scene oggi purtroppo diffuse di autobus o treni di pendolari affollati, con gente anche in piedi. Va migliorato il servizio e vanno aumentati controlli».


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