grano e cereali
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La Capitanata “granaio” d’Italia: le prospettive emerse nel Durum Days 2022

Tra condizioni meteo avverse e situazione internazionale la campagna agricola del grano presenta qualche criticità

E' noto che la maggior quantità di grano e cereali viene prodotta nella zona di Foggia e della Capitanata. Di recente presso la Camera di Commercio di Foggia, si è tenuto un evento internazionale dedicato alle previsioni circa la produzione di grano e cereali per i prossimi mesi in Italia e nel mondo.

Denominata "Durum Days", giunta alla settima edizione, questa iniziativa ha l'obiettivo di avviare un confronto sul mercato cerealicolo con le principali organizzazioni della filiera e i rappresentanti sia della parte agricola che di quella industriale.

In chiusura, una tavola rotonda ha affrontato i temi congiunturali legati alla produzione di grano e cereali in Puglia e non solo.

Quali sono le previsioni per la Capitanata? Al momento c'è ancora molta incertezza, considerando che le semine sono avvenute tardi, nel mese di Gennaio, in un periodo poco indicato per le coltivazioni cerealicole.

La primavera piuttosto fredda ha contribuito a creare problemi, per non parlare del caldo eccessivo di questi ultimi giorni che desta molta preoccupazione nel settore agricolo in generale.

Il rischio concreto è che, con questa stagione altalenante, le spighe del grano non si riempiono a Giugno, come dovrebbe avvenire naturalmente. Le conseguenze potrebbero essere serie per la produzione, e comportare alcune limitazioni.

Oltre alle condizioni meteo, che incidono fortemente sulla produzione, c'è anche l'aspetto legato agli eventi internazionali, che non lasciano intravedere spiragli di risoluzione a breve.

Per quanto concerne i prezzi, dal Durum Days 2022 è emerso che i prezzi del grano e dei cereali non dovrebbero subire alcun ribasso, e presumibilmente assestarsi sui 50 euro al quintale.

Potrebbe invece verificarsi una svendita della pasta. Invece di seguire l'andamento della grande distribuzione, i consumatori dovrebbero abituarsi a pagare la pasta anche tre euro al chilo, per incentivare la filiera e non mortificare gli agricoltori produttori di grano duro.

Una sfida difficile, certo, ma non impossibile.
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