Giuseppe Conte
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Antimafia sociale, percorsi di legalità, Giuseppe Conte e lo Stato

Le sentite parole di Giuseppe Conte nel discorso ai giovani e la presenza dello stesso Stato che, a volte, si comporta diversamente

Il Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte, con la Ministra della Pubblica Istruzione Lucia Azzollina e il Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia sen. Nicola Morra, nella mattinata odierna, è intervenuto alla presentazione del progetto "LegaliTour: Percorsi di legalità, formazione ed orientamento al sistema educativo nazionale di Istruzione" presso l'auditorium dell'Istituto "Zingarelli – Sacro Cuore".

«Questa è una bella iniziativa, oltre 1000 studenti in Calabria, Sicilia, Campania, Puglia - con queste parole Giuseppe Conte ha introdotto il discorso con i giovani presenti in auditorium - State cercando di tracciare un sentiero che ha un alto valore morale ma impostato sulla concretezza perché sapete bene che la criminalità mafiosa punta ad arruolare i giovani perché terreno fertile per far crescere il malaffare. Senza il coinvolgimento dei giovani diventa difficile spiegare a pieno la potenza di fuoco della criminalità organizzata e, quindi, la vostra capacità, la vostra destrezza, intelligenza, il vostro talento diventano destinatari di particolare attenzione da parte dei gruppi criminali. Il fatto che oggi siate qui, che non sarete il loro esercito, che lavorerete per coinvolgere tanti vostri amici e fare altrettante sentinelle dell'Italia onesta è un fatto che ci conforta, ci rafforza, ci consente di pensare che la mafia possiamo sconfiggerla facendo terreno bruciato intorno ad essa, cercando di sottrarle quella capacità di espansione che tradizionalmente riesce a esprimere. Siete in un percorso di crescita personale e professionale, un domani assumerete anche dei compiti di responsabilità, avrete delle persone che vi guardano, sarete chiamati a compiere il vostro dovere con disciplina e onore. Qui, nel 1995, fu ucciso dalla mafia Francesco Marcone, ancora non c'è stata un sentenza di condanna nei confronti dei responsabili, è stato un delitto di mafia ai danni di chi ha svolto il proprio lavoro con disciplina e onore rimettendoci la vita. Il figlio ricorda che il Francesco gli diceva "guarda che lo Stato siamo noi". Non dovete mai perdere di vista questo percorso, questa linea non solo giuridica ma anche politica, culturale e morale, so bene che può costare molte volte questo sacrificio ma, una volta seguita, vi rende liberi dentro».

Un'introduzione sentita quella del Premier Conte, un dialogo semplice ma al tempo stesso molto incisivo, diretto, concreto. In un momento in cui si apre la strada a percorsi di legalità, in un incontro fortemente impregnato di antimafia sociale, purtroppo e non di certo puntando il dito contro qualcuno, si è registrata un'altra faccia dello stesso Stato presente oggi a Cerignola, quello che durante l'emergenza Coronavirus ha liberato 376 pericolosi detenuti e boss mafiosi, alcuni tristemente noti, che ha scarcerato camorristi e trafficanti di droga, 67 boss mafiosi a Napoli, 61 a Palermo, 44 a Roma, 41 a Catanzaro, 38 a Milano e 16 Torino. Personaggi come Pasquale Zagaria (boss dei Casalesi), Francesco Bonura (uomo di fiducia di Bernardo Provenzano), Antonino Sacco (erede dei fratelli Graviano autori delle stragi del 1992 e del 1993), Gino Bontempo (uno dei padrini della mafia dei pascoli che dettava legge sui Nebrodi), Francesco Ventrici (uno dei più importanti broker del traffico internazionale di cocaina), Vincenzo Iannazzo (stava scontando il regime di reclusione nel 41 bis). Con ciò non si vuole affatto denigrare il lavoro della Ministra Azzollina o del Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, non si intende sminuire la presenza di Conte a Cerignola, sicuramente efficace ed incisiva, ma si vuole semplicemente invitare a riflettere sulle dinamiche di uno Stato che se da un lato promuove antimafia dall'altro scoraggia con manovre inconcepibili che, purtroppo, rendono meno credibile quanto di sano si sta facendo.

«Mi piace molto che sia stata ricordata l'espressione di Paolo Borsellino "Il fresco profumo della libertà" che da vita anche ad uno dei progetti della Cooperativa Sociale "Altereco". Borsellino parlava di "fresco profumo della libertà" contrapponendolo al "puzzo dei compromessi morali", invitava a lavorare per un movimento culturale e morale. Non è sufficiente combattere la mafia solo con mezzi repressivi, è chiaro che lo stato deve fare la sua parte in termini di repressione rafforzando l'efficienza e l'efficacia della riposta, lo stiamo facendo in queste terre combattendo il fuoco della mafia, abbiamo rafforzato la presenza delle forze dell'ordine con oltre 100 unità aggiuntive, con il Ministro Lamorgese abbiamo insediato una sezione della DIA però, vedete, non è solo un problema di efficacia dell'azione della Stato sul piano repressivo. Dobbiamo lavorare tutti avvertendo grande il senso di responsabilità soprattutto da parte del governo che deve creare delle opportunità da offrire alle nuove generazioni».

Efficienza ed efficacia della risposta dello Stato che, indubbiamente e con l'immane lavoro delle forze dell'ordine, riesce ad assicurare alla giustizia pericolosi delinquenti, sventare gruppi criminali organizzati, arrestare quotidianamente decine e decine di pregiudicati che poi, però, tornano presto nelle loro abitazioni dove evaderanno per poi ritornare ai domiciliari. Un sistema completamente da rivedere, una dinamica che irrita e allontana i cittadini dall'idea giustizia. Forti sono i segnali che arrivano dalle confederazioni di categoria sia del mondo agricolo che imprenditoriale, allarmanti segnali in merito alla schiacciante crisi del comparto agricolo costretto a liquidità immediate che solo la mafia può garantire. Per dirne una, è del 5 giungo la denuncia di Coldiretti (Coldiretti, a Foggia decine di ettari in fumo: agroalimentare sotto scacco intimidazioni) in cui Savino Muraglia, presidente, avvertiva "L'agroalimentare è divenuto una delle aree prioritarie di investimento della malavita che ne comprende la strategicità in tempo di crisi perché consente di infiltrarsi in modo capillare nella società civile e condizionare la via quotidiana della persone. La criminalità organizzata, approfittando della crisi economica, penetrano in modo massiccio e capillare nell'economia legale ricattando con l'usura o acquisendo direttamente o indirettamente strutture economiche".

Nella fase conclusiva del suo intervento il Presidente Giuseppe Conte ha anticipato parte dell'attività amministrativa che seguirà ammettendo che molte volte i fondi ci sono ma scarseggia la capacità amministrativa dello Stato concludendo, poi, con un parallelismo tra la mafia e il virus che sta caratterizzando i nostri giorni da ormai 5 mesi.

«Tocca a noi realizzare le premesse perché veramente si possa cambiare l'Italia, le risorse sono cospicue, non dovremo disperderle ma dirigerle, indirizzarle verso percorsi di formazione, nella scuola, nella università, nella ricerca, nell'Italia della banda ultra larga, dovremmo inserire il diritto all'accesso ad internet, non possiamo consentire che ci siano luoghi, comun, famiglia che non abbiano accesso ad internet. I fondi molto spesso ci sono ma non c'è capacità amministrativa, lo Stato nelle sue varie articolazioni non riesce ad esprimere capacità di elaborare e realizzare progetti mettendoli sul campo.
Anche la mafia si nasconde come il Virus, è pervasiva esattamente come il virus, ha un impatto altrettanto negativo nel nostro sistema economico e sociale, ci sono molte similitudini tra mafia e COVID, abbiamo studiato tanto per combattere il COVID19 adesso dobbiamo studiare altrettanto come distruggere la mafia.
Durante il percorso di crescita personale e professionale immagino che voi vi chiediate cosa poter fare per la società, come raggiungere traguardi molto sfidanti, mi permetto di dire "non vi fate troppi problemi, cercate di mantenere comunque questa tensione morale, se poi riuscirete a cambiare voi stessi sicuramente riuscirete a cambiare anche la società».
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