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Fine novembre, giorni di memoria.

Così come inizia commemorando i defunti, il mese si chiude ricordando al mondo che l’essere umano è ancora un animale violento, con le giornate del T.D.o.R. e contro la violenza sulle donne.

di Luigialberto Febbrile.

Sta per concludersi Novembre. Le luci si accendono su vetrine già pronte per Natale; i locali sono pieni; gli occhiali si appannano entrandoci suscitando le risate nostre e dei nostri amici. Si respira, con sempre maggiore anticipo, un'aria natalizia, con tutte quelle smielatezze cui la matita dei disegnatori di Disney ormai ci ha abituato. Ma Novembre si chiude anche con due giorni importanti: mentre fuori il mondo sembra immerso in uno strano e magico torpore, non tutte le case vivono questo prematuro clima natalizio. Non tutti gli spiriti sono sereni e guardano con spensieratezza alle prossime feste , in realtà non guardano con spensieratezza neanche agli altri giorni dell'anno. In questi giorni si ricordano le vittime della transfobia (20 novembre, il Transgender Day of Remenbrance, giorno in cui si ricordano tutte le vittime dell'odio transfobico) e la giornata contro la violenza sulle donne (il 25 novembre).
Per quanto riguarda la violenza sulle donne, quest'anno ci "siamo fermati" a 116 vittime, contro le 128 del 2015, ma, appunto, si tratta di vittime,di morti. La violenza fisica è la punta dell'iceberg. Quante donne, figlie, ragazze, sono ancora prigioniere di una mentalità che le vede comunque colpevoli, che non vogliono denunciare perché convinte "di poterlo cambiare", convinte dell' "è giusto, non dovevo alzare la voce", convinte del "rinuncio al lavoro, perché il mio amore non vuole, dice che guadagna abbastanza per entrambi"? Quanti altri uomini, sono convinti che una donna sia inferiore, da "trattare con cura" non per rispetto della vita umana, ma perché debole ed inferiore? Quanta altra violenza è fatta con le parole? Dare della "troia" ad una donna che vive tranquillamente la propria sensualità, costringere la ragazza nei panni di "velina" perché la si ritiene solo carne da esporre ed utile solo a pubblicizzare un prodotto, pubblicizzare detersivi solo con attrici e mai con attori, non sia mai che un uomo venga visto alle prese con le attività domestiche: anche questa, è violenza. È violenza sulla donna negare la sua sessualità, negarne l'intelligenza, relegarla ad un ruolo secondario e domestico, non coinvolto nella società moderna e nelle sue dinamiche. Siamo ancora una società violenta. Abbiamo smesso (i più) di usare la forza fisica, per costringere un essere umano nostro pari, ad un ruolo inferiore, ma, laddove non agisce la violenza fisica, vi è la violenza delle idee: é questa una violenza più subdola, che convince la vittima che è in realtà la carnefice, che la convince che le regole non possono cambiare, che pone la donna indipendente come un elemento contrario alla società ed all'ordine costituito e perciò da annientare o bloccare, perché non funga da esempio per altre donne. Ed è in questa dinamica di presunto attacco alla società ed all'ordine costituito e reazione a questo fantomatico attacco che si pone la transfobia. Il 20 Novembre si è celebrato il T.D.o.R. (Transgender Day of Remembrance). La notizia di questa commemorazione è passata in sordina, ma i numeri sono spaventosi, la maggior parte della violenza contro la minoranza transgender non salta agli occhi della cronaca. Parlo di minoranza perché indicarla come comunità la renderebbe aliena alla "società", la renderebbe un qualcosa di distante, renderebbe questi attacchi ed omicidi solo dei freddi numeri delle statistiche sulla criminalità. Eppure i numeri sono tutt'altro che tranquillizzanti: su 112 omicidi di persone transgender, l'Italia è "sul podio" con 33 omicidi (seconda solo alla Turchia, prima con 41 omicidi) il 30% del totale. Quali sono le ragioni di quest'odio di questa violenza che trova sfogo nel rifiuto della famiglia, da parte degli "amici", nel rifiuto da parte della società, nella condanna da parte delle organizzazioni religiose? La maggior parte delle ragazze e ragazzi transgender vive di fatto prima un annientamento della propria identità, costretti a viverla in segreto per paura; poi in una morte civile qualora decidano di fare coming out come persone transgender, dichiarando la loro identità sessuale (differente dall'orientamento sessuale e dal sesso biologico, le tre cose non sono affatto coincidenti ndr): cominciano i rifiuti in famiglia, i tentativi di "fantomatiche terapie riparative" ("terapie" che nel 2015 portarono al suicidio di Leelah Alcorn), le difficoltà con i documenti e la burocrazia; i più fortunati devono scontrarsi con la procedura prevista dal legislatore italiano negli anni '70 (all'epoca una delle più avanzate d'Europa ma oggi comincia a mostrare la sua età). Poi la difficoltà con il trovare un lavoro ed il costruirsi una vita. Ancora una volta la violenza fisica è la punta dell'iceberg. Ancora una volta è una gabbia di idee imposte da assurde tradizioni a rendere violenta la società. Ancora una volta dovremo ricordare le date del 20 e del 25 Novembre. Ancora una volta dovremo sforzarci di cambiare le nostre idee, di buttarle al vento se risultano violente: la violenza fisica è atto animale, la violenza delle idee è il modo in cui l'essere umano trasforma le sue vittime in morti che respirano.
  • giornata mondiale contro la violenza alle donne
  • Arcigay
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