L'icona di Maria SS di Ripalta
L'icona di Maria SS di Ripalta

Restauri dell’icona della Madonna di Ripalta di Cerignola nel Novecento

Nel 1923 fu interpellata la Regia Soprintendenza alle opere di antichità e d’arte delle Puglie, perché studiasse lo stato di conservazione dell’icona.

Per ovviare al degrado dell'icona della Madonna con Bambino in trono venerata sotto il titolo di 'Madonna di Ripalta' (XIII secolo), nel giugno 1858 si pensò di proteggerla, inserendola in una riza in lamina d'argento, realizzata utilizzando offerte dei fedeli. La riza nascondeva quasi del tutto l'effigie, lasciando vedere solo il viso della Vergine, come per la Madonna dei Sette Veli di Foggia, creando malcontento nella popolazione, contraria a tale soluzione. Nel 1893 fu realizzata una cornice in argento a devozione dei portantini, che lasciava vedere l'immagine sacra a mezzo busto.

Nel 1923 fu interpellata la Regia Soprintendenza alle opere di antichità e d'arte delle Puglie, perché studiasse lo stato di conservazione dell'icona.
In un preventivo firmato dal restauratore Tullio Brizi di Assisi il 13 aprile 1923 si legge: «La tavola che misura (1.80 x 0.79) mq. 1.35 è chiusa in una cornice d'argento coperta nella metà inferiore della figura da una lastra pure d'argento che nasconde e ripara il forte deterioramento della pittura avvenuto per bruciature con sollevamento ed in parte caduta del colore. La parte superiore è appena visibile per forte annerimento causato dal fumo delle candele e grassi e polvere ed imbrattamenti ivi sovracomposti. La tavola presenta fenditure, ed anche qui il colore è sollevato ed in qualche parte è caduto oltre per ragione dei tarli e del tempo per il danno derivato dai chiodi messi per tenervi appesi voti d'argento e d'oro che deturpano e nascondono l'Effige» (A. Disanto, La Madonna pellegrina, Claudio Grenzi Editore, Foggia 2010, p. 43).

Del restauro dell'icona si interessò in tono critico il cerignolano prof. Nicola Zingarelli (1860-1935), che in una lettera del 26 gennaio 1926 indirizzata a Domenico Traversi scriveva: «Parlo del ritocco del quadro della Madonna di Ripalta. Bada, che sarebbe un gravissimo errore, perché non avreste altro che una deturpazione. Te lo garantisco. Bada che una volta fatto il male, non c'è più rimedio. Quei quadri bizantini non si ritoccano» (Nicola Zingarelli. Documenti e immagini, a cura di Luigi Reitani, Foggia 1985, p. 53).
Seguirono relazioni dell'Ispettore onorario ai monumenti e scavi per Cerignola ing. Luigi Raitani (1873-1941) e di Giorgio Castelfranco (1896-1978), nominato nel gennaio 1926 Ispettore aggiunto alle opere di antichità e arte delle Puglie con sede a Taranto.

Finalmente un sopraluogo fu effettuato il 7 marzo 1926 presso il santuario sull'Ofanto dall'archeologo e paleontologo Quintino Quagliati (1869-1932), Soprintendente ai Monumenti della Puglia e Basilicata, e dal noto restauratore Domenico Brizi di Assisi, insieme all'ing. Luigi Raitani. Il giorno seguente, 8 marzo, l'icona fu fotografata nel recto e nel verso dai fratelli Angelo (1897-1985) e Nicola Di Leno (1893-1970) di Cerignola. Quindi il prof. Brizi diede inizio al restauro, che durò fino al 25 marzo.
La parte inferiore dell'icona, fortemente deteriorata, fu tagliata; e da essa si ricavarono frammenti donati come reliquie (T. e F. Conte-A. Disanto, Festività religiose e civili a Cerignola, Centro Ricerche di Storia ed Arte "Nicola Zingarelli", Cerignola 1998, p. 126). La lunghezza dell'icona divenne quindi cm 173.

A opera ultimata l'icona fu racchiusa in una teca con cristalli, e sul vetro posteriore fu inciso: LA / DEPUTAZIONE DEL 1926 / DI / M. SS. DI RIPALTA / RIPRISTINò / ANTICO SPLENDORE.
Con una missiva del 4 giugno 1951 il Soprintendente ai monumenti della Puglia e della Basilicata arch. Francesco Schettini (1907-1974) così scrisse all'ing. Tobia Reitani (1901-1967), Ispettore onorario ai monumenti di Cerignola: «Le sono molto grato delle Sue premure nel rintracciarmi la documentazione del restauro del 1926, che venne indubbiamente eseguito con maggior scrupolo che non l'ultimo ». Di questo restauro "ultimo", poco anteriore alla data del 1951, non abbiamo alcuna altra documentazione.
Il 4 dicembre 1968 il Soprintendente ai monumenti e gallerie della Puglia e alle gallerie della Basilicata arch. Renato Chiurazzi comunicava al Ministero della Pubblica Istruzione Direzione Generale Antichità e BB. AA. Divisione Musei di Roma che l'icona di Maria SS. di Ripalta, opera di grandissima importanza artistica, era in cattivo stato di conservazione.
Va ricordato il tenace impegno profuso per il restauro dell'icona della Madonna di Ripalta dallo storico dell'arte prof. Michele D'Elia (1928-2012), che allora dirigeva la sezione Gallerie della Soprintendenza ai Monumenti di Bari, il quale ebbe a dire: «quel quadro è forse la più pregevole fra tutte le opere del genere che ho avuto modo di conoscere nei miei itinerari di studio» (T. Dente, Il quasi Diario di un quasi Restauro, Leone Grafiche, Foggia 1992, p. 124).

In data 6 ottobre 1969 mons. Giovanni Tortora (1913-2006), arcidiacono del Capitolo cattedrale di Cerignola, comunicò alla Soprintendenza ai Monumenti e Gallerie della Puglia che il 13 ottobre l'icona era disponibile per il restauro. Ancora il 24 settembre 1970 mons. Tortora sollecitava dalla predetta Soprintendenza la comunicazione della data del prelievo dell'icona.
Martedì 20 ottobre 1970 l'icona fu prelevata dal santuario e portata presso il Laboratorio della Fortezza da Basso in Firenze. Il restauro fu effettuato sotto la direzione tecnica dello storico dell'arte prof. Umberto Baldini (1921-2006), e fu eseguito dal grande restauratore fiorentino prof. Edo Masini, morto nel 1991, già direttore tecnico dei Laboratori di restauro di dipinti della Fortezza da Basso dell'Opificio delle Pietre Dure di Firenze, con la collaborazione del restauratore prof. Massimo Seroni. L'icona restaurata fece rientro a Cerignola il pomeriggio del 17 aprile 1971, accolta dal popolo festante.

In tale occasione fu restaurato anche il verso dell'icona, che reca dipinto su tela lo stemma della famiglia Caracciolo del ramo "del Sole", feudatari di Cerignola. Questo stemma documenta che l'icona è stata di proprietà dei Caracciolo dal 1543, quando la cappella di Maria SS. di Ripalta fu ceduta ad essi da parte del Clero e Capitolo di San Pietro della Terra di Cerignola.
Un'ulteriore restauro conservativo fu proposto dal Centro Studi e Ricerche "Torre Alemanna" di Cerignola al Vescovo diocesano Mario Di Lieto (1957-1987). Lo stesso Centro Studi richiese poi l'intervento della Soprintendenza per i Beni Ambientali Architettonici Artistici e Storici della Puglia, che effettuò prima il sopralluogo e poi il restauro il 28 marzo 1985, sempre al santuario, ad opera del restauratore Michele Giove della stessa Soprintendenza di Bari. Nell'occasione, come ebbe a scrivere il restauratore Giove, furono sanati «vari piccoli sollevamenti della pellicola pittorica, ed una lesione del supporto ligneo, in basso a sinistra, visibile anche dal retro, per una lunghezza di cm. 30. Inoltre, sulla superficie pittorica si notavano zone opache in corrispondenza delle parti integrate del precedente restauro» (S. Delvecchio-M. Stuppiello, A S.E. mons. Vincenzo D'Addario vescovo coadiutore delle diocesi di Ascoli Satriano e Cerignola nel suo ingresso a Cerignola, 29 giugno 1986 festa dei SS. Pietro e Paolo app., Centro studi e ricerche "Torre Alemanna", Archeoclub d'Italia sede di Cerignola, Museo etnografico cerignolano, Cerignola 1986, p. 17).

In data 16 marzo 1994 la Soprintendenza di Bari effettuò la periodica ispezione dell'icona, che in linea di massima era in buono stato di conservazione, salvo piccoli sollevamenti della pellicola pittorica, che furono sanati presso il santuario dai tecnici della stessa Soprintendenza, sotto la direzione del dott. Fabrizio Vona, nei giorni 29 e 30 marzo 1994.
Sperando in un costante periodico controllo dell'icona della Madonna di Ripalta, che ha trovato un suo equilibrio per la tradizionale dimora tra il sabato in albis e il secondo lunedì di ottobre nel Duomo Tonti, e dal secondo lunedì di ottobre al sabato in albis nel santuario, si auspica la massima attenzione per tutelare l'opera più significativa del patrimonio storico-artistico di Cerignola.

dott. Angelo Disanto
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